Coronavirus, vigile aggredito a Teramo: la replica

Il presunto aggressore del vigile urbano, che ieri è finito in ospedale mentre impegnato in un controllo lungo il parco fluviale a Teramo, ha contattato la nostra redazione per fornire la sua versione dei fatti.

“Sono arrivato a Teramo perché dovevo recarmi dal mio medico di base – racconta A.F., residente a Piano d’Accio – Avevo urgenza perché mio padre non sta molto bene ed avevo anche io necessità. Mi stavo recando a piedi, quando all’altezza del parco fluviale ho notato i vigili urbani ed ho pensato di tornare indietro. A quel punto i due hanno iniziato a strillarmi che non potevo stare lì. Il vigile urbano che racconta di essere stato aggredito, ha iniziato ad insultarmi. Ho perso a quel punto le staffe e quando mi sono avvicinato per chiedergli spiegazioni, mi ha dato tre spinte ed un calcio. Quando ho ricevuto il calcio, mi sono avvicinato di nuovo e mi ha messo le mani in faccia, rompendomi un occhiale da 300 euro e scheggiandomi il cellulare”.

E ancora: “Poi mi è partita la testa, ma un vigile urbano non può insultare mia madre. Ho anche dei testimoni, ben cinque, un ragazzo che mi ha allontanato ed altre quattro persone. L’altro vigile urbano presente si è recato verso l’auto, ha preso un mini estintore e si è avvicinato a me. Io ho le mie colpe, ma non è normale questo comportamento”.

Il 40enne ha anche inviato in allegato le foto degli occhiali e del cellulare danneggiato. “Ho anche scritto al sindaco, nessuna risposta”.

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