I carabinieri della locale stazione, infatti, dopo aver raccolto la querela dei genitori hanno formalizzato la denuncia a carico del proprietario dell’animale a 4 zampe.
La vicenda si era verificata in una via centrale della cittadina, dove i due ragazzi (fratello e sorella rispettivamente di 14 e 10 anni) erano usciti a passeggio con il loro barboncino, quando sono stati puntati e aggrediti da un cane Akita, che era scappato dal recinto della propria abitazione.
L’Akita aveva anche puntato il barboncino, che nel frattempo il più grande dei due fratelli aveva preso in braccio. Ma gli era stato strappato e lo stesso cane di piccola taglia ucciso.
Sulla vicenda il gruppo “L’altra parte del guinzaglio”, ha diffuso una nota. “Purtroppo, questi fenomeni sono in preoccupante aumento, tanto da divenire una questione di sicurezza sociale. Considerate che oggi si contano 70.000 casi l’anno in Italia, un numero enorme, una vera e propria piaga sociale che, in mancanza di vere e proprie normative, mette a repentaglio l’incolumità delle persone e degli altri animali d’affezione.
Nei 3 anni di vita del Gruppo, abbiamo monitorato avvenimenti riportati dalla stampa e raccolto testimonianze di persone vittime di aggressioni, constatando purtroppo che gli episodi sono molto più frequenti di quanto si pensi e che molte volte non vengono denunciati o segnalati.
Analizzando la straordinaria mole di informazioni raccolte, constatiamo che le aggressioni più frequenti avvengono a causa di custodie irresponsabili di cani con potenziale morso pericoloso (condotti senza guinzaglio, sfuggiti dalle abitazioni, sguinzagliati in passeggiata) su suolo pubblico, in centro città o zone urbane.
Il problema più grande riscontrato è che ci troviamo di fronte a proprietari non informati sull’attitudine di razza del proprio cane, che non hanno seguito un percorso di educazione e addestramento, che affidano la conduzione a familiari incapaci di gestire il cane o che non hanno stipulato un’adeguata assicurazione e non hanno dotato il cane di microchip per cui si dileguano senza farsi riconoscere dopo l’aggressione”.