Anche nel porto giuliese è apparso lo striscione “Caro gasolio, fallimento”, sistemato a poppa del peschereccio “Silvian Gian” che appartiene alla flottiglia dello strascico. All’iniziativa di protesta hanno aderito anche gli armatori delle volanti, delle lampare, delle vongolare.
A fermarsi per primi erano stati i comandanti delle volanti pugliesi che due settimane fa avevano deciso di ormeggiare le barche e di fermarle nel porto di Giulianova in attesa di avere risposte concrete da parte del governo contro l’aumento del carburante che ha raggiunto la cifra di 1 euro e 20 centesimi al litro.
In una notte di pesca le barche più grandi consumerebbero da 700 a 1200 litri di gasolio. E con quel costo, andare in mare non è più conveniente. Complessivamente i pescherecci fermi nel bacino portuale giuliese sono più di 100. Intere famiglie senza un reddito, un indotto completamente bloccato.
La protesta andrà avanti intanto per tutta la settimana. Ma si attendono segnali entro venerdì sia dalla Regione sia dal Governo centrale. Gli armatori chiedono di bloccare il costo del carburante a non più di 75 centesimi al litro, chiedono inoltre sostegni economici dal Governo e vorrebbero l’anticipazione del fermo biologico, in attesa che la situazione possa presto migliorare.
A rappresentare la marineria giuliese sono la Federpesca e la Uila Pesca che hanno già sollecitato un vertice in Regione per affrontare la delicata questione. Altrimenti si rischia di trascorrere un’intera estate senza il pesce dell’Adriatico, a tutto vantaggio di quelle marinerie che invece hanno scelto di continuare ad andare in mare come in Sicilia e nel Tirreno.