Teramo, Confartigianato: “Prati di Tivo ormai antidiluviana”

Teramo. Confartigianato e Unione Provinciale Artigiani denunciano l’arretratezza dei Prati di Tivo e chiedono conto dell’investimento di 12milioni di euro fatto per costruire la cabinovia.

“Chiediamo al presidente della Provincia, anche nelle vesti di Consigliere della Camera di Commercio ente socio della società appaltante, dove siano andate a finire ed in che stato si trovano le attrezzature di proprietà della Società Gran Sasso Teramano SPA e chiede, altresì, chi negli anni abbia utilizzato tali attrezzature (battipista, motoslitte ed altro) che, all’epoca, costarono diversi miliardi delle vecchie lire. Per l’acquisto di tali attrezzature è stato utilizzato il mutuo di quattro miliardi di lire che in realtà era stato sottoscritto dalla CCIAA di Teramo, come da delibera dell’allora Giunta Camerale nella quale faceva parte il presidente Di Marzio”.

E attaccano: “Ci chiediamo come si possa sperare oggi nel rilancio di Prati di Tivo se non si realizza la strada Forca di Valle – Prati di Tivo? Come è possibile che a Campo Felice, Ovindoli ed altre località negli anni sono stati realizzati altri impianti? Ai Prati di Tivo esiste ancora una sola pista alla quale si accede dalla nuova cabinovia e dal Pilone. Come possiamo sperare in un rilancio della nostra montagna? Come possiamo sperare che gli amanti della montagna scelgono la nostra località per sciare? Purtroppo si è perso un treno che è passato tanti anni fa e che si presuppone non ripasserà più. Di chi sono le responsabilità di tutto questo? Chi pagherà questi immensi danni?”.

Infine Confartigianato e Unione Artigiani chiedono a Di Sabatino “in che modo verrà estinto lo scoperto di conto corrente originariamente di quasi 12 milioni di euro acceso presso un istituto di credito; scoperto che è stato utilizzato per realizzare la cabinovia ai Prati di Tivo e che la Camera di Commercio di Teramo dovrà pagare per quanto di sua competenza”.

E lanciano una stoccata finale: “Non è possibile che per tanti anni invece di una gestione diretta degli impianti da parte della Gran Sasso Teramano SPA si siano lasciati gestire a società private capitali e attrezzature, queste ultime, da quello che si legge nei quotidiani, ora lasciate abbandonate sotto le intemperie. Chi pagherà questi ulteriori danni?”.

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