Le 36 famiglie furono costrette a lasciare la loro casa, classificata B ossia parzialmente inagibile, per trasferirsi in appartamenti in affitto. Da allora non è cambiato nulla: a distanza di tre anni continuano a vivere fuori dalle loro abitazioni, continuano a pagare il mutuo esattamente come prima, con l’unica differenza che dal primo luglio sono costrette a pagare anche l’affitto della casa in cui sono alloggiate attualmente. Il motivo? Il premier Mario Monti ha chiuso i rubinetti e i contributi non ci sono più.
Una situazione ovviamente non più sostenibile per queste famiglie che, ridotte ormai allo stremo, questa mattina hanno deciso di scavalcare le inferriate dei cancelli e raggiungere i loro appartamenti. “Non ce la facciamo più” è il grido di disperazione di una delle residenti. “Adesso basta, non ci muoveremo da qui fino a quando non si troverà una soluzione. Devo già pagare il mutuo, non posso accollarmi pure l’affitto! La mia casa è sicura, io non vedo crepe, quindi resto qui”.
Sul posto è intervenuto anche l’assessore comunale Rudy Di Stefano, il quale, dopo aver espresso la massima solidarietà, ha voluto tranquillizzare le famiglie presenti, annunciando che avrebbe chiesto al più presto una proroga fino a fine anno, sul pagamento degli affitti.
Ma il problema, purtroppo, va oltre. E riguarda quei lavori mai iniziati, quelle famiglie “dimenticate”. E quel diritto rimasto inascoltato.
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