Gabrielli, a margine del convegno “La vittima al centro” che si è tenuto oggi alla Scuola Superiore di Polizia, ha aggiunto che vicende come queste: “sono un imperativo e una sollecitazione a tenerle sempre e comunque nel debito conto” perché “le vittime devono essere i soggetti primari della nostra attività, soprattutto nei reati di genere”.
Il prefetto ha ricordato che “oggi ci sono strumenti come l’ammonimento, l’allontanamento, che prima non c’erano” ma che “in alcune situazioni, come quella nel teramano, non sono stati sufficienti”. “Purtroppo – ha aggiunto Gabrielli – questo può accadere. Questi comportamenti hanno una gamma di modalità di che può portare anche a situazioni tragiche ma non è che possiamo incarcerare tutti gli stalker”.
Il prefetto Gabrielli ha comunque sottolineato l’importanza della denuncia: “l’unico strumento perché le forze di polizia, la magistratura siano in grado di poter adeguatamente intervenire”. Ed infine ha esortato alla prevenzione “soprattutto di natura culturale”.
“Io credo che ancora un passo significativo su questo versante debba essere fatto”. “Fino a che ancora molti maschi considerano le donne come oggetto, come proprietà – ha concluso – questo inevitabilmente dà luogo a queste situazioni.
Quindi la repressione è importante, l’attenzione alla vittima è fondamentale ma anche il contesto sociale, che a volte è molto subdolo e molto pervasivo, e anche dove si immagina che a parole i diritti delle donne siano riconosciuti, nei comportamenti questo non lo è”.
Fonti investigative al proposito hanno smentito le due denunce da parte del legale di Ester e sottolineato della presenza di un ammonimento nel 2014. Negli ultimi tre anni, Ester non avrebbe più segnalato altri episodi di stalking alle forze dell’ordine.