Martinsicuro. Non fa nomi, al momento, ma racconta episodi e situazioni che hanno poi favorito la costruzione di un castello accusatorio, che è stato demolito solo dopo dieci anni, con due assoluzioni in altrettanti gradi di giudizio. Inizia a togliersi dei sassolini dalle scarpe (anche se assomigliano a dei veri e propri macigni), Toni Lattanzi, ex assessore ai lavori pubblici al Comune di Martinsicuro (dal 1997 al 2002) assolto poco più di una settimana fa anche dalla Corte d’Appello per i reati di tentata concussione e abuso d’ufficio. Vicenda, questa, che si era verificata nel 2002 (qualche mese dopo l’arresto per un mazzetta dell’ex responsabile dell’ufficio urbanistica, Pierluigi Lunghi). Lattanzi, per chiarire alcuni aspetti e per commentare anche le due dimissioni (ora ufficiali) da coordinatore provinciale del Fli, ha tenuto una conferenza stampa, spalleggiato dagli amici di sempre (ne erano presenti solo alcuni), che assieme alla sua famiglia lo hanno sostenuto in momenti decisamente difficili (4 arresti nello spazio di poche settimane, tutti poi annullati del tribunale del Riesame). Quello di Lattanzi è un lungo racconto, che si base su ricostruzioni documentante, in attesa che siano depisitate anche le motivazioni della recente sentenza di assoluzione. Solo allora saranno fatti i nomi e sopratutto avviate tutte le procedure civili e penali. “ Non avrò pietà per nessuno” ha detto Lattanzi oggi, “ anche per far capire il mare che hanno fatto. L’ho promesso a mio padre quando è morto”. Nel processo di appello, scaturito dopo l’incostituzionalità in parte della cosiddetta Legge Pecorella, potevano anche esserci i termini della prescrizione, ma Lattanzi e i suoi legali (Lino Nisii e Pietro Referenza hanno voluto far a meno di questa eventualità). “ Il mio è un caso senza precedenti” racconta Lattanzi, “ in Italia. Ho combattuto lobbies di speculatori che volevano depredare il territorio”. Poi lo stesso oramai ex coordinatore provinciale di Fli, entra nel dettaglio di alcune situazioni. “ Gli speculatori che ho fronteggiato”, racconta, “ grazie a Pierluigi Lunghi (ex responsabile comunale del settore urbanistica, ndr), avevano come obiettivo quello di vendere come edificabili terreni che avevano vincoli opposti, di realizzare chalet sull’arenile privato, senza essere proprietari dell’intera area, di fruire delle cosiddette varianti turistiche nonostante non ne avesse facoltà. E chi, invece, doveva realizzare cappelle gentilizie, fece arrestare Lunghi per estorsione, senza coinvolgermi, salvo poi cambiare atteggiamento 7 mesi dopo”. I casi, dunque, sono quattro, e Lattanzi li ricorda con dovizia di particolari. “ Ritengo quanto meno censurabile” prosegue, “ da un punto di vista deontologico, che un avvocato, all’epoca consigliere comunale, mi telefona e la stessa conversazione poi finisce tra le cassette audio a corredo del mio primo arresto. Voglio ricordare che in tutta questa vicenda, c’è un quinto filone d’inchiesta nel quale Lunghi si autoaccusa per abuso d’ufficio, pur di coinvolgermi, ma poi il Gup assolve sia me che lui: una cosa assurda”. Lattanzi ricorda anche i momenti difficili vissuti durante la detenzione e il sostegno della famiglia e soprattutto della moglie e del fatto che il terzo figlio (Francesco, ndr) che fu in qualche modo concepito appena la brutta avventura terminò. Non mancano alcune stoccate politiche. “ Sono rimasto deluso dal comportamento di Abramo Micozzi, “ aggiunge, “ credevo mi dimostrasse solidarietà, ma pur di vincere le elezioni del 2007 non ha esitato a calpestare la mia dignità. E pensare che le sue indecisioni hanno favorito, anche se indirettamente, alcune situazioni”. Lattanzi ricorda che quando era all’opposizione denunciò pubblicamente un atto falsificato dallo stesso dirigente, che fu sospeso e poi reintegrato nel ruolo, nonostante alcune frizioni in seno alla maggioranza che nel frattempo si era insediata. Lattanzi, ora, però, guarda avanti, attende le motivazioni per muoversi legalmente, ma ricorda che la sua “riabilitazione non è solo la mia vittoria, ma anche dell’intero paese, e che dimostra che Martinsicuro non è un covo di corrotti. Da dieci anni non ho fatto più politica attiva, ma ora riprenderò da dove ho lasciato: fronteggiare gli speculatori”. Lo stesso Lattanzi ha spiegato che poco prima di presentare la lista, con l’arrivo della notifica del processo di appello, ha deciso di fare un passo indietro e di dimettersi da coordinatore di Futuro e Libertà, anche per alcune diversità di vedute con i vertici del partito.