Una questione spinosa che ha visto il susseguirsi di accuse e repliche, anche nel corso degli ultimi giorni, dopo la messa in onda del servizio de “Le Iene” a cui ha risposto lunedì scorso il presidente della Ruzzo Reti, Antonio Forlini.
Quel che è certo è che oggi sono stati presentati degli esposti a tutti gli enti competenti, compresi procure di Teramo, L’Aquila e Corte dei Conti, per fare chiarezza su quanto accaduto finora e accertare, in maniera definitiva, le responsabilità di ciascuno.
E proprio per evitare il possibile ripetersi di casi analoghi, niente affatto improbabili, visto quanto accaduto finora, il Forum chiede che ci sia una maggiore opera di prevenzione, per non correre sempre dietro le emergenze, superando un atteggiamento definito quasi di superficialità con il quale si è agito finora. Inoltre, viene ribadita la necessità di far conoscere il piano di emergenza esterno, in caso di incidenti, anche ai cittadini, lasciati colpevolmente all’oscuro di informazioni che, per legge, erano tenuti a conoscere.
L’episodio del diclorometano, dunque, quanto meno è servito per evidenziare i punti di criticità su cui lavorare, ovvero il monitoraggio delle acque, la discordanza dei risultati di laboratorio tra Asl di Teramo e Ruzzo, la questione del superamento della soglia di limite ambientale e potabilità, la presenza di cloroformio, il rispetto dei protocolli di sicurezza, mancanza di test sulla radioattività dell’acqua (nonostante nei laboratori siano presenti materiali radioattivi).
Tra le proposte già individuate dalla Regione c’è lo spostamento degli attuali punti di captazione ma, secondo il Forum, l’unica vera soluzione è limitare gli esperimenti di ricerca sotto il Gran Sasso, utilizzando sostanze meno pericolose, vista la particolare locazione dei laboratori dentro una montagna con acqua.
“La ricerca è fondamentale”, conclude De Sactis, “ma la salute e la sicurezza della nostra acqua lo sono di più”.