Acqua assolutamente potabile, una delle migliori in Italia. Ma la contaminazione ad agosto con il diclorometano nel pozzetto 1917 sotto al Gran Sasso, nell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, seppur circoscritto e comunque ben al di sotto dei parametri fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità impone una riflessione e soprattutto un’azione.
Il presidente della Ruzzo Reti Antonio Forlini in una conferenza stampa ha voluto stemperare le polemiche nate soprattutto dopo il servizio mandato in onda dalle Iene e firmato dalla iena Nadia Toffa. Si è parlato di acqua contaminata, di rischio per la salute dei cittadini, di rischio persino di sversamento di elementi radioattivi.
Nel corso dell’incontro con la stampa Forlini ha ricordato che dal pozzetto 1917 vengono captati circa 100litri al secondo, una minima parte rispetto ai 1500 litri al secondo per servire l’intero territorio provinciale.
“I parametri per quanto riguarda il diclorometano”, ha sottolineato il presidente, “sono stati sempre al di sotto dei limiti, non solo dell’OMS, ma anche rispetti a quelli imposti in maniera più severa dall’Istituto Superiore della Sanità. In ogni caso e solo a scopo precauzionale, su disposizione del Sian della Asl di Teramo, a partire dal primo settembre la captazione da quel pozzetto è stata sospesa, per essere ripristinata dal 17 gennaio, con una serie di ulteriori prescrizioni ed analisi da parte del Sian, finalizzate ad incrementare le misure di sicurezza relative appunto alla captazione”.
Non essendoci stato dunque un pericolo reale per la salute dei cittadini, non era stato ritenuto necessario diffondere la notizia. Tuttavia quanto accaduto impone una riflessione. Se è pur vero che negli ultimi 15 anni non è mai accaduto nulla di simile, è chiaro che qualcosa all’interno dei laboratori dell’Istituto di Fisica Nucleare del Gran Sasso è accaduto.
Soprattutto per negligenza. Perché le indagini hanno accertato che particelle di diclorometano sono finite nel pozzetto per una bottiglia di 300 cc lasciata involontariamente aperta. Che la cappa di aspirazione aveva i filtri non nelle condizioni migliori e che quella sostanza è gocciolata nel pozzetto 1917.
“Noi crediamo che la Regione a questo punto debba affrontare la questione”, continua Forlini, “con il gestore delle Autostrade e con l’INFN affinché vengano adottare tutte le misure di sicurezza garantendo interventi di manutenzione costanti sulla base anche delle nuove tecnologie. Perché l’episodio accaduto ad agosto deve essere comunque interpretato come un campanello d’allarme. Per il resto posso assicurare che il bacino acquifero del Gran Sasso è uno dei migliori. E continuerò a bere quell’acqua”.
Intanto, la Ruzzo Reti ha già avviato una procedura con richiesta risarcitoria del danno causato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per quello sversamento. All’ufficio legale è stato chiesto anche di verificare se ci sono gli estremi per citare in giudizio anche Le Iene per il danno di immagine causato e per il procurato allarme.