Dopo le lamentele espresse già alcuni mesi or sono sulla mancata pulizia delle aree verdi, la situazione ora appare ancora più critica, visti i danni subiti dopo il terremoto. Inoltre viene ripercorsa anche la storia del programma di recupero urbano, mai avviato, che ha causato anche la perdita di fondi regionali.
Di seguito la lettera integrale:
“Sig. Direttore,
l’articolo sul degrado della zona ospedaliera ,di Teramo mi dà l’occasione per tornare ancora una volta sul degrado di Via Piave e Via Roma.
Innanzitutto una breve cronistoria sul PRU di Via Piave: avviato nel 1998 questo Programma di Recupero Urbano prevedeva la demolizione delle fatiscenti “casette basse” di Via Piave e la ricostruzione in loco di palazzine a due piani con mansarda. Soggetti coinvolti: Regione, Ater, Comune e noi dodici riscattatari degli alloggi ex IACP, rappresentati da un costruttore privato (subito uscito) e successivamente, da un immobiliarista col quale firmammo un pre-contratto di permuta che prevedeva l’attribuzione di un appartamento di 60 mq + fondaco e garage. Durante i lavori saremmo stati trasferiti in appartamenti privati con affitto a carico dell’immobiliarista..Uscito anche quest’ultimo dal PRU,probabilmente per le lungaggini nell’attuazione del Programma, in primis per responsabilità del Comune – in un certo senso capofila del Programma. Successivamente il progetto venne cambiato: non più palazzine, ma palazzi, Peraltro questi progetti vennero redatti senza aver effettuato i previsti sondaggi idro-geoologici. Per farla breve i 900.000 Euro del finanziamento regionale andarono persi, come ebbe a denunciare l’ex consigliere comunale Valdo Di Bonaventura, funzionario dell’ATER. Fatto sta che nell’annunciata imminenza dell’inizio dei lavori – una decina d’anni fa – alcuni riscattatari accettarono il trasferimento presso abitazioni private, senza pagare – come detto – l’affitto. Uscito, poi, l’immobiliarista dal PRU L’AFFITTO SE LO DOVETTERO PAGARE DI TASCA PROPRIA E, IN QUALCHE CASO, SE LO PAGANO ANCORA DA LORO, tranne chi ha deciso di tornare all'”ovile” di Via Piave o ha venduto l’alloggio a suo tempo riscattato.
Come è noto, il progetto di recente presentato dal Comune di Teramo sulle periferie degradate – salvo clamorosi ripescaggi – è stato bocciato e forse non è un male perché risanare i fatiscenti alloggi ecx IACP di Via Piave – disabitati dal 1997 e confinanti – in certi casi – con gli alloggi riscattati – è stato giudicato da autorevoli esperti in materia assolutamente antieconomico.
Nel frattempo Via Piave sta diventando una discarica pubblica; le scarpate tra Via Flajani – Via Tordino e Via Piave e gli orti retrostanti agli alloggi disabitati di proprietà dell’ATER non vengono più decespugliati da oltre tre anni nonostante incomba sull’Azienda una diffida del Comune ai sensi dell’art. 42 del Regolamento Edilizio. Durante l’ultimo terremoto una casupola che serviva da fondaco (dietro al disabitato alloggio n.32) si è sbriciolata.e poco è mancato che le macerie non finissero sullo “stradone”. La richiesta perizia sugli alberi, i cui rami incombono su Via Po, non risulta – salvo smentite – essere stata mai effettuata. Purtroppo si è maldestramente persa l’occasione per risanare un quartiere all’ingresso della città.Per quanto riguarda, poi, Via Roma i marciapiedi possono sicuramente vincere il primo premio tra quelli più dissestati di Teramo o forse d”Italia.. Più d’un malcapitato vi è inciampato. A quando il loro totale rifacimento?
Come cantava Donatello, Sig, Direttore, io mi fermo qui.
Cordiali saluti.
Domenico Crocetti