Teramo, i mille volti dei nuovi poveri: presentato il Rapporto Caritas 2010

poveriTeramo. Una provincia sempre più povera o, forse, sarebbe meglio dire, “nuovamente” povera. Nuova nei bisogni, nelle caratteristiche, nelle motivazioni. Si tratta in gran parte di donne, sempre più “costrette” a farsi carico dei disagi familiari, cresce il numero di italiani, oppressi dalla crisi economica e dalla mancanza di lavoro. Ma non mancano gli stranieri, provenienti soprattutto dall’Africa magrebina.

E’ la fotografia che emerge dal Rapporto sulle Povertà 2010 della Caritas, presentato questa mattina nella Sala dell’Episcopio di Teramo. I dati sono allarmanti e dovrebbero indurre le istituzioni in primis a riflettere, anche solo per qualche minuto. Solo nel 2010, 452 persone si sono rivolte al Centro d’Ascolto della Caritas di Teramo. Di queste, 300 sono donne e, su 234 stranieri, 84 provengono dal Marocco, ma anche dalla Romania (45) e dall’Albania (20). Accanto a quelle che potrebbero essere definite “povertà tradizionali”, emergono sempre più nuove forme di disagio. E protagoniste sono proprio quelle famiglie che, fino a qualche tempo fa, erano considerate “normali”, ma che oggi faticano ad arrivare a fine mese: vuoi perché da un giorno all’altro la fabbrica chiude e l’unica fonte di sostentamento scompare in un batter d’occhio; vuoi perché la vita ha un costo sempre più alto, impossibile da affrontare con gli stipendi proporzionalmente troppo bassi. Pensiamo solo alle migliaia di precari, giovani in gran parte, che si trovano a costruirsi un futuro a volte anche solo con 60 euro al mese. Un problema questo che coinvolge anche categorie fino a qualche tempo fa considerate “privilegiate”. E la dignità finisce nel cassonetto, sempre che di guadagno si possa parlare in casi come questo.

caritas_2011“Rispetto al passato” spiega infatti il direttore don Igor Di Diomede “è aumentata la povertà relativa, che non riguarda più solo il singolo, ma intere famiglie, le quali si trovano a vivere situazioni di precariato per insufficienza di reddito o perdita improvvisa del posto di lavoro”. Non solo. “Il disagio” aggiunge “è legato anche ad una pesante crisi dei valori morali. Pensiamo al numero crescente di separazioni e divorzi, che generano a loro volta una mancanza di sostegno a livello economico”. Problemi a cui la Caritas cerca ogni giorno di dare una risposta con il servizio mensa o il guardaroba o il microcredito o 1oraxTe, rivolto a quegli occupati che vogliono contribuire ad integrare l’apposito fondo di solidarietà versando una somma equivalente ad un’ora della propria retribuzione netta. “Per il prossimo anno” spiega ancora don Igor “abbiamo in cantiere altri progetti, come l’Emporio della Solidarietà o gli incontri con gli studenti per rispondere all’emergenza educativa dilagante. Ma anche una vera e propria Casa della Carità, con un dormitorio e servizi primari, che possa diventare un punto di riferimento per i senza fissa dimora (19 le persone accolte nel 2010). Per fare questo c’è bisogno del sostegno delle istituzioni”.

Non basta, infatti, “fare presenza”, quella no, non serve a nessuno, tantomeno a chi non riesce nemmeno a comprare i pannolini e le medicine per i propri figli. Se lo ricordino le istituzioni. Anche quelle che oggi, in conferenza stampa, hanno avuto giusto il tempo di scattare una foto per poi andare via. Così, in nonchalance.

 

 

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