Non sarebbero dunque tracce ematiche, come pur ipotizzato in un primo momento, quelle trovate sul sedile del passeggero, ma semplici tracce biologiche. In una telefonata intercettata dagli investigatori Ludovica, la soldatessa amante di Parolisi, aveva ipotizzato che quelle tracce appartenessero a lei, lasciate sul sedile della Renault nel corso di un rapporto sessuale tra i due in un periodo in cui lei aveva il ciclo.
Gli investigatori teramani non avevano mai creduto troppo che su quell’auto, sequestrata due mesi e mezzo dopo l’omicidio di Melania, si potessero trovare tracce che inchiodassero Parolisi. Dunque? Dunque eventuali tracce di sangue, questa l’ipotesi degli investigatori, sarebbero anche potute essere lavate via. Non troppe, visto che secondo le ricostruzioni Parolisi si sarebbe cambiato di tutto punto nel bosco di Ripe, dinanzi alla figlioletta nell’auto e al corpo agonizzante della moglie a pochi metri. E mentre sarà l’analisi del dna mitocondriale a tentare di stabilire a chi appartengono, o a chi non appartengono, i capelli neri rinvenuti sul cadavere di Melania, le indagini dei due sostituti procuratori teramani, Davide Rosati e Greta Aloisi, vanno avanti. Nei prossimi giorni riprenderanno a sfilare di fronte ai pm varie persone informate sui fatti. Ludovica, per ora, può aspettare.