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Omicidio Mazza, l’accusa contro Romano Bisceglia punta sulla testimonianza di Sofia Marini

Teramo. Potrebbe essere una confessione chiave il punto di svolta del processo per l’omicidio di Adele Mazza, la donna fatta a pezzi e ritrovata il giorno di pasquetta di un anno fa in una scarpata di via Franchi, periferia est di Teramo. L’asso nella manica dell’accusa che incastrerebbe Romano Bisceglia, il 54enne finora unico imputato per l’omicidio dell’ex convivente, potrebbe infatti essere la confessione di Sofia Marini, la donna con la quale l’uomo aveva una relazione nel periodo precedente all’omicidio.

La Marini, che all’epoca dei fatti era reclusa nel carcere di Castrogno già da qualche mese per reati contro il patrimonio, durante il suo trasferimento al carcere di Bari, avvenuto nel luglio scorso, avrebbe rivelato alla guardia carceraria che la scortava, di essere a conoscenza del luogo e delle modalità del delitto di Adele Mazza, certa della colpevolezza del compagno, che avrebbe inoltre agito grazie all’aiuto di più di un complice. Rivelazioni che le sarebbero state fatte proprio dallo stesso Bisceglia durante uno dei loro colloqui avuti in carcere. La donna sarà pertanto chiamata a testimoniare nel corso delle prossime udienze.

Un elemento che andrebbe ulteriormente a rafforzare la tesi di accusa del pm Roberta D’Avolio, che quest’oggi in aula di Corte d’assise ha ascoltato 5 nuovi teste appartenenti ai carabinieri che si occuparono delle indagini. In particolare il maresciallo dei Ris di Roma Marco Santacroce, ha ricostruito dettagliatamente le analisi effettuate dalle investigazioni scientifiche dell’appartamento di Bisceglia, sito al piano terra di una casa popolare di via Arno, distante appena 400 metri dal luogo del ritrovamento del cadavere. Secondo quanto emerso, le tracce ematiche ritrovate in bagno e su uno degli anfibi dell’uomo apparterrebbero senza ombra di dubbio ad Adele Mazza, così come il sangue ritrovato sul nastro adesivo usato per legare una delle buste contenenti i resti della donna apparterrebbero all’imputato. Nel momento del primo sopralluogo in casa dell’uomo, inoltre, avvenuto intorno alle 2 del mattino successivo al ritrovamento del cadavere, i carabinieri avrebbero riscontrato una evidente pulizia del bagno, con due mocio lasciati all’interno della vasca, privi però dei relativi secchi. Proprio un secchio dello stesso tipo fu usato per contenere un arto della vittima.

Le buste contenenti i resti del corpo di Adele Mazza furono trasportate con il carrellino giallo che, secondo le testimonianze degli inquilini del palazzo, era stato avvistato nel fondaco comune dell’abitazione dello stesso Romano Bisceglia.

Nella prossima udienza, fissata per il 18 luglio prossimo, nuovi teste verranno ascoltati dalle parti.

Testimonianze che occorreranno anche a fare luce sugli ultimi giorni di Adele Mazza. La donna, che viveva da anni in precarie condizioni psicofisiche, aveva fatto perdere le proprie tracce già due giorni prima del 5 aprile, giorno del ritrovamento del corpo.

Raul Ricci