Teramo. La Provincia di Teramo ha bandito un avviso pubblico per la costituzione del Forum provinciale delle fattorie sociali. Primo ente in Abruzzo ad aderire alla Rete nazionale delle fattorie sociali, dotandosi, già un anno fa, di un proprio regolamento e costituendo un tavolo tecnico presieduto da Roberto Carnessale, membro del direttivo nazionale dell’associazione, l’iniziativa dell’ente di via Milli assume oggi una dimensione più significativa grazie all’approvazione di un’apposita legge regionale, votata dal Consiglio nei giorni scorsi.
Possono presentare domanda i legali rappresentanti di cooperative sociali e loro Consorzi, di associazioni e organizzazioni di imprese e di organismi, pubblici e privati, la cui attività sia coerente con le finalità dell’iniziativa. Una volta costituito, il Forum, procederà all’individuazione di progetti e di iniziative che diano impulso alla realizzazione di fattorie sociali nel territorio.
“Grazie al lavoro già svolto in questo periodo” ha detto il vice presidente della Provincia Renato Rasicci “siamo stati in grado di dare il nostro contributo anche alla Regione che entro 60 giorni dovrà adottare il regolamento della nuova legge”.
La normativa definisce l’agricoltura e la fattoria sociale, prevedendo le modalità operative, il monitoraggio e la promozione di questi strumenti di welfare “insieme alle concrete misure che la Regione e gli altri enti pubblici possono e devono adottare – si legge nella relazione – per sostenere un progetto culturale, normativo e operativo che potrebbe assumere carattere di esemplarità sia in ambito nazionale che europeo”.
Ma cosa sono questi strumenti? Le fattorie sociali sono aziende agricole che affiancano alla propria attività principale, quella produttiva, uno o più progetti a sfondo sociale. Questi in genere si concretizzano in iniziative di tipo culturale, didattico o formativo rivolte a persone in situazione di disagio: detenuti e tossicodipendenti durante il loro percorso di reinserimento sociale, ad esempio, ma anche anziani e persone con disabilità fisiche, sensoriali, intellettive o psichiche. Ma sebbene l’aspetto sociale sia fondamentale, questo genere di attività non seguono logiche assistenzialistiche. Esse, infatti, conservano la natura imprenditoriale tentando di riprodurre in agricoltura un modello di economia sociale che mira a coniugare il profitto dell’azienda con il “bene” della collettività ed in particolare delle fasce socialmente svantaggiate.