Teramo. Ha avuto luogo questa mattina, al Tribunale di Teramo, la prima udienza del processo riguardante l’omicidio di Gabriela Baire, la donna eritrea uccisa il 23 ottobre scorso nella soffitta di una palazzina di via Pannella con 13 colpi inferti con un tubo di ferro alla testa. Sul banco degli imputati, Alefech Lema Tereke, la badante 56enne di nazionalità etiope che avrebbe ucciso la Baire in seguito ad una violenta lite, per motivi presumibilmente riconducibili a questioni lavorative ed economiche.
La vittima, infatti, aiutava da molti anni gli extracomunitari africani a trovare lavoro nella provincia di Teramo, in particolare le donne come colf o badanti. La Tereke, sua assistita, lavorava in casa di un’anziana signora nella palazzina che poi è divenuta la scena del delitto. Una udienza interlocutoria, quella di oggi, che per disposizione del pm Davide Rosati avrebbe dovuto conferire l’incarico di tradurre le testimonianze acquisite nel corso delle indagini ad un perito come richiesto in fase preliminare. Pare essere imminente la richiesta di giudizio immediato da parte del Gip Tommolini. Ad occuparsi delle parti offese – i familiari e gli amici della vittima, non ancora costituitesi parte civile – è l’avvocato Michele Del Fuoco, mentre alla Tereke è stato assegnato un difensore d’ufficio, avvocato Cinzia D’Antonio. Un omicidio, quello di Gabriela Baire, che sin da subito ha visto diverse prove a carico della presunta assassina che la incastrerebbero, a partire dagli abiti sporchi del sangue della vittima rinvenuti dagli investigatori nell’appartamento di Giulianova della Tereke. L’etiope, nei giorni successivi all’omicidio, fu ricoverata inoltre presso l’ospedale Mazzini di Teramo, dove le fu convalidato l’arresto. Una permanenza, la sua, che non fu delle più tranquille: la donna, infatti, manifestò in più occasioni un comportamento aggressivo, forse solo semplici espedienti per rendere la propria posizione agli occhi degli inquirenti sempre più precaria ed “alleggerire” in qualche modo la sua situazione. Solo dopo una settimana la donna fu trasferita nel carcere di Castrogno.Una omicidio cruento, quello consumatosi nella soffitta della palazzina di via Pannella: 13 colpi inferti alla testa di Gabriela Baire che le costarono la vita in pochi minuti, anche se la frattura di un braccio e gli evidenti segni sulle mani fanno pensare che la vittima, prima di perdere conoscenza, avesse tentato di difendersi fino allo stremo delle proprie forze. A questo proposito, le analisi biologiche condotte sulle tracce di pelle rilevate sotto le unghie del corpo darebbero una ennesima conferma che l’assassinio è stato compiuto da Alefech Lema Tereke, che subito dopo il delitto avrebbe tentato di cancellare tutto appiccando un incendio dall’interno dell’appartamento.