La facoltà è quella di giurisprudenza e le tesi sono accatastate una ad una in quello sconfortante cassonetto bianco. Anni accademici che scorrono sotto lo sguardo stupito degli studenti, ’99, 2000, fino al 2008. Ma le tesi non erano considerate un “documento” ufficiale da conservare per qualche anno almeno?
E il pensiero vola ai soldi spesi, ai sacrifici, alle notti in bianco, passate a rileggere quelle pagine, frutto di anni di studio, spesso di divergenze con i relatori, ma comunque portate a termine. E mentre, magari, mamma e papà le espongono come una reliquia in salotto, l’Università (o chi per loro) cosa fa? Le manda al macero!
“Un santo lavoro” come le ha definite qualcuno su Facebook. “Un vero e proprio schifo, ecco come sono trattati gli studenti” ha aggiunto un altro.
Una cosa è certa: gli studenti meritano una risposta a tutto questo. Cosa dice l’Università?