Strane incongruenze, ritardi nei lavori e mancato coinvolgimento delle famiglie. Alcuni abitanti della frazione di Tottea, tra le sette isolate a causa della chiusura del ponte di Aprati, vogliono vederci chiaro e chiedono all’amministrazione comunale di essere ascoltati e informati su quanto sta avvenendo.
“Sul ponte”, spiega Giovanna Di Carlantonio, mamma preoccupata per il passaggio sulla strada del trasporto scolastico già a partire da domani quando dovrebbero riprendere anche le lezioni a scuola, “i lavori di adeguamento sismico sarebbero dovuti cominciare già a fine agosto. Ma da allora fino al terremoto non abbiamo visto svolgere alcuna attività e venerdì sera ci siamo visti chiudere il ponte dalla Protezione Civile con l’avvio immediato di lavori urgenti per la sua messa in sicurezza. Ma perché in due mesi nulla è stato fatto? Perché si è dovuti arrivare a prendere una decisione così repentina, creando così tanti disagi per la popolazione?”.
In effetti la Provincia, l’ente di competenza della struttura, con un’ordinanza del 16 agosto, aveva limitato la viabilità sul ponte ai mezzi con peso superiore alle tre tonnellate e mezzo. Ma da allora la ditta appaltatrice avrebbe messo solo dei birilli e sul ponte, in barba alla limitazione al traffico, avrebbero continuato a transitare anche i mezzi pesanti.
“Addirittura”, continua la mamma, “dopo la scossa del 30 agosto e prima della chiusura della strada, sul ponte sarebbero transitate tre betoniere a pieno carico e altri mezzi pesanti, senza rispettare il divieto. Ma probabilmente se i lavori di adeguamento sismico fossero stati compiuti subito, oggi non ci saremmo trovati in questa situazione di grande emergenza”.
Inoltre ai genitori non è sceso giù il suggerimento di qualcuno di far passare i bambini a piedi sul ponte, visto che in quella zona il vento è sempre molto forte e non sarebbe ben chiaro a chi spetterebbe la responsabilità dell’accompagnamento e del trasporto dei piccoli studenti.
“A questo punto chiediamo certezze sull’agibilità del ponte”, conclude la mamma, “nella speranza di poter, d’ora in avanti, trovare una maggiore apertura e coinvolgimento da parte dell’amministrazione che, di certo preoccupata anche di tutti gli altri problemi che questo terremoto ha creato sul territorio, ci ha messo davanti un piatto servito, senza darci sufficienti informazioni”.