Più in particolare, al centro dell’inchiesta tre coltelli a serramanico, modello Smith & Wesson e M-Tec, lunghi 8 e 9 centimetri, acquisiti ieri da un rivenditore di Ascoli, la “Casa del coltello”, per un esame scientifico affidato al medico legale. Si tratta del negozio in cui tradizionalmente le soldatesse del Reggimento Piceno acquistano un coltello da regalare al proprio istruttore a fine corso. L’idea è quella di verificare l’eventuale compatibilità dei coltelli con i tagli inferti sul corpo di Melania Rea, soprattutto perché lo scorso gennaio alcune soldatesse della caserma in cui lavora Salvatore Parolisi, marito della Rea, ne avevano acquistato uno simile presso la stessa coltelleria, “per fare un regalo ad un istruttore”, come ha riferito il titolare del negozio, Egidio Luzi.
Cresce intanto l’attesa per il nuovo colloquio che il marito di Melania dovrà avere a breve con gli investigatori. Secondo alcune indiscrezioni, l’incontro potrebbe avvenire forse già entro domani. Magistrati e carabinieri vogliono infatti capire il ruolo che alcune soldatesse, da lui addestrate nei tre mesi di preparazione alla Caserma Clementi di Ascoli, potrebbero aver avuto in questa vicenda. Da chiarire, inoltre, gli spostamenti dell’uomo prima della scomparsa della donna. Si fa strada, infatti, l’ipotesi secondo cui la vittima avrebbe pranzato con il suo assassino. A sostegno della tesi i risultati dell’autopsia sul cadavere di Melania e due scontrini rinvenuti in un cesto dei rifiuti a Ripe di Civitella.