Dopo le prime giornate passate a ripulire le proprie case invase dal fango, la rabbia e la rassegnazione della gente ha lasciato il posto alla volontà di ottenere giustizia. Questi i motivi della presentazione alla Procura della Repubblica di Teramo di un esposto-denuncia collettivo, sottoscritto da un numero rilevante di residenti, con “l’ipotesi di disastro colposo contro coloro che avrebbero dovuto impedire che tutto ciò si ripetesse per la quarta volta in sei anni”, commentato i residenti.
I cittadini chiedono alla Procura di “accertare le responsabilità di coloro che avrebbero dovuto attuare tutte le contromisure urgenti annunciate puntualmente dopo gli eventi del 2011, 2012 e 2013. Gli enti competenti, Comune, Provincia e Consorzio di Bonifica avevano assicurato la costruzione urgente di nuovi canali di deflusso per le acque piovane dalle colline verso il mare, il ripristino di quelle già esistenti e la ferma applicazione del regolamento comunale di Polizia Rurale che avrebbe dovuto evitare, in caso di pioggia, che il fango giungesse dai terreni circostanti direttamente nelle case dei cittadini di Scerne”.
La rabbia dei residenti si è trasformata in collera quando si sono resi conto che “nemmeno le Allerte Meteo diramate dalla Protezione Civile sono servite a far posizionare preventivamente, almeno nelle zone più a rischio per la popolazione (sottopassi e zone più basse delle vie di accesso alle case), delle pompe idrovore capaci di limitare i disagi di chi è rimasto letteralmente intrappolato per oltre 12 ore nelle proprie case”.
Come riferiscono i residenti di Via Po, Via Belvedere, Via L’Aquila, Via delle Paludi, Via Prati di Tivo e Via al Mare: “Ora sarà la Magistratura a individuare le responsabilità di chi doveva fare, aveva promesso di fare e non ha fatto”.