Teramo. Com’è noto, il 29 gennaio scorso è entrata in vigore la Legge Gelmini, che ha riformato l’istruzione pubblica italiana e che, all’articolo 2, prevede la riscrittura degli statuti universitari. Questo compito dovrà essere svolto da una commissione composta da quindici componenti: il Rettore, due rappresentanti degli studenti, sei membri nominati dal Consiglio d’Amministrazione (esterni allo stesso) e sei membri nominati dal Senato Accademico (anche in questo caso esterni). Tale commissione dovrà essere nominata con decreto rettoriale entro sei mesi dall’entrata in vigore della Legge, con una sola possibilità di proroga di tre mesi, pena il commissariamento dell’università.
L’Unione Degli Universitari di Teramo, a questo proposito, ha inoltrato una nota nella quale si augura che “tutto l’iter che porterà al nuovo statuto sia il più partecipato possibile da tutte le componenti accademiche”. Proprio per questo ha deciso di presentare un documento indirizzato al Rettore, al Consiglio d’Amministrazione e al Senato Accademico nel quale chiede che, data l’indeterminatezza legislativa dei dodici membri nominati dai suddetti organi, tra questi venga scelto almeno un altro rappresentante degli studenti.
“Non possiamo fare a meno di chiedere di poter esprimere propri delegati in seno a tale commissione in relazione al principio dell’allargamento della partecipazione e soprattutto per quello che questa associazione ha dimostrato nei confronti dell’Ateneo teramano e degli studenti stessi, per il lavoro costante e assiduo che la nostra associazione ha svolto, soprattutto nell’ ultimo anno, per aver organizzato numerosi dibattiti riguardo la riforma universitaria con il coinvolgimento delle discussioni di tutte le componenti accademiche a riguardo, il continuo interessamento nei confronti del diritto allo studio riguardante l’Università degli studi di Teramo”.
Per tutti questo motivi l’UDU Teramo si augura che le proprie richieste vengano ascoltate. “E’ necessaria la partecipazione di ognuno per riuscire a fronteggiare quella che è una vera e propria crisi dell’istruzione pubblica italiana e del sapere in quanto tale”.