La donna, che rimane dunque in carcere, non è ancora stata sottoposta all’interrogatorio di garanzia. Dopo essere stata rinchiusa nel carcere di Castrogno, nella giornata di ieri la badante etiope ha accusato alcuni malori e, dopo aver dato in escandescenza, è stata nuovamente ricoverata in ospedale per essere tenuta in osservazione. La presunta omicida sarà pertanto ricondotta nella Casa Circondariale teramana soltanto dopo che le sue condizioni di salute saranno migliorate.
Nel frattempo, l’anatomopatologo Giuseppe Sciarra ha confermato che la Baire è stata uccisa dopo aver ricevuto 15 sprangate alla testa. L’autopsia ha rivelato diversi segni di colpi sul viso e sulla bocca della donna, che pare si sia difesa dall’aggressione dell’omicida. L’autopsia, eseguita ieri, ha infatti confermato che il braccio sinistro della donna si sia rotto, oltre alla presenza di frammenti di pelle sotto le unghie della vittima. Saranno le opportune analisi a verificare se si tratta o meno della pelle di Alefech Lema Tereke.
Nel frattempo, gli inquirenti non hanno dubbi sul movente che avrebbe scatenato l’efferato delitto. A spingere la donna ad uccidere la sua connazionale questioni economiche e lavorative fra le due. Sembra, infatti, che l’etiope non vedesse di buon occhio l’aiuto offerto dalla Baire nell’assistenza all’anziana ultracentenaria non autosufficiente che insieme accudivano. La presunta assassina temeva, infatti, che la badante eritrea mirasse a portarle via il posto di lavoro.