Tra le dimore più antiche di Roseto, il recupero di Villa Clemente è al centro del dibattito da anni. Il progetto forse più impegnativo fu sviluppato nel 1996, nel corso di un’edizione del premio Tercas di Architettura ad essa dedicato. Sulla carta, un recupero da stropicciarsi gli occhi. Un giardino pensile, una sala da seicento posti, uno schermo digitale sul quale proiettare informazioni turistiche e favole per i bambini che avrebbero dovuto divertirsi nel parco giochi. Questo ed altro ancora, come un’insonorizzazione all’avanguardia per quello che sarebbe stato il nuovo teatro di Roseto, e dove l’idea degli architetti Vincenzo Letta e Giovanni Andrea Candeloro, vincitori del concorso, prevedeva la creazione di un vero e proprio microclima all’interno del futuro parco. Un progetto audace, dai costi commisurati. Quattro miliardi di lire. Nel frattempo, però, la futuristica idea doveva essere pagata. E qui cominciano i dolori. Il costo del solo concorso, organizzato dalla fondazione Tetraktis, fu di poco più di 97 milioni di lire. Pagati dal comune di Roseto. Il progetto fu inserito nel piano triennale delle opere pubbliche. 7 miliardi e mezzo l’impegno previsto. Mai trovati. Le parcelle degli architetti, però, andavano saldate. Atti comunali alla mano, 34 milioni e mezzo fu il costo del progetto preliminare, circa 218 milioni quello per il progetto definitivo del primo e secondo lotto dei lavori. Totale costo: poco meno di 350 milioni di lire, per un recupero che non vide mai la luce.
Intanto il tempo faceva il suo corso. Villa Clemente, nell’attesa del suo nuovo splendore, stava per crollare. Prima della fine degli anni ’90 i soli lavori di puntellamento vennero a costare qualcosa come 125 milioni di lire. Nel 1999, intanto, i due architetti per scrupolo sentirono la necessità di un’accurata relazione “geologica, geotecnica ed idrologica atta ad illustrare il modello geologico del sottosuolo dell’area di intervento”. Neanche fossimo ai Campi Flegrei. Costo, circa 30 milioni di lire. Insomma, nell’attesa di trovare gli svariati miliardi si spese in pochi anni qualcosa come 500 milioni di lire.
Definitivamente scartato il faraonico progetto, un altro risorse dalle sue ceneri. Intorno al 2005 si cominciò a parlare del cosiddetto Palagiovani, sulla carta un centro culturale, appunto, per i giovani di Roseto. Stavolta il progetto di fattibilità fu elaborato dal comune, forse memore dei salassi di cui sopra. Costo previsto un milione e mezzo di euro. E siamo ad oggi. O meglio al 2006, quando la Regione riconosce a Roseto trecentomila euro per la questione. “Erano troppo pochi – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici Flaviano De Vincentiis – noi non avevamo denaro per integrare e la Regione non ha voluto riconoscerci altro denaro”. Risultato, in tempi di crisi ad ottobre la Regione si è ripresa i soldi non spesi. Intanto, a Villa Clemente i gatti continuano felici a cacciare i topolini in mezzo ad altro genere di giardini pensili. Con buona pace dei centri culturali.
AC