Che la caccia alla beccaccia fosse solo la punta di un iceberg che riguarda invece dei dissidi interni al mondo venatorio, è apparso chiaro dopo l’annuncio dell’interruzione del periodo di caccia da parte delle Gadit, contestato dalle Atc abruzzesi (https://abruzzo.cityrumors.it/notizie-regione/abruzzo/190071-cacciatori-contro-la-regione-basta-cambiare-le-carte-in-tavola.html), spiegato dalla Regione e di nuovo contestato dai cacciatori.
E questa mattina hanno voluto dire la loro anche i rappresentanti delle associazioni provinciali di Enercaccia, Arcicaccia e Liberacaccia che, in cuna conferenza stampa, hanno voluto mettere dei paletti, non sentendosi affatto rappresentati dagli Ambiti territoriali di caccia Vomano e Salinello di cui contestano “la gestione fallimentare”.
Motivo del contendere è la realizzazione dei corsi per monitoratori delle beccacce che, come hanno spiegato Massimo Sortini di Arciaccia, Roberto Di Eusebio di Liberacaccia e Giuseppe Olivieri di Enercaccia, possono essere autorizzati solo dalla Regione che poi stila un elenco regionale.A differenza di quello svolto da Arcicaccia che aveva tra i suoi relatori anche un tecnico faunistico laureato così come previsto dalla legge, i corsi realizzati dall’Atc con l’avallo della Provincia di Teramo non erano validi in quanto non autorizzati e, dunque, la Regione non ha potuto concedere agli Atc la proroga per continuare a cacciare l’uccello fino al 20 gennaio.
Inoltre le associazioni, che insieme all’Anu rappresentano oltre il 65% dei cacciatori teramani, sono in disaccordo su quanto affermato dagli Atc riguardo al riconoscimento della beccaccia come specie demograficamente stabile, riportando le indicazione dell’Ispra secondo la quale è da inserire tra le specie a rischio.
Una vicenda ingarbugliata, dunque, che lascia presagire ulteriori sviluppi che forse poco hanno a che vedere con la passione venatoria, visti gli interessi economici che ruotano intorno a questo mondo.