Con l’approvazione del progetto esecutivo, cominciano i lavori per mitigare il rischio idrogeologico sul fiume Vomano. L’opera, prevista da un Accordo di programma sottoscritto tra il Ministero dell’Ambiente, la Regione Abruzzo e la Provincia di Teramo, avrà un costo totale di 3 milioni e 600 mila euro e interesserà i territori compresi tra i Comuni di Castellalto, Cellino Attanasio, Notaresco, Morro d’Oro, Atri, Pineto e Roseto degli Abruzzi.
Il primo lotto, di 1 milione e 300 mila euro, è stato aggiudicato dall’impresa Cobit di Diodoro Silvetro srl che dovrà realizzarli in 180 giorni dalla consegna dei lavori, mentre il secondo è in fase di gara ed è prossimo all’aggiudicazione.
In questi giorni, invece, sono state completate le opere iniziate nel 2010, per una spesa di 7 milioni di euro finanziate dal Ministero dell’Ambiente, realizzate sul fiume sotto il ponte di Castelnuovo Vomano, con il posizionamento di tre briglie per ridurre la velocità del deflusso e contrastare il fenomeno erosivo che ha comportato un abbassamento dell’alveo di oltre 20 metri.
Il caso Vomano, unico in Italia per la vastità del fenomeno, viene seguito dal professor Corrado Cencetti, docente di geologia applicata dell’Università di Perugia, che ne parlerà sabato mattina, alla Sala Polifunzionale, in occasione del convegno organizzato dalla Società italiana di geologia, sezione abruzzese e che vedrà anche la partecipazione di altri illustri studiosi della materia.
Il pacchetto di interventi progettato dalla Provincia è stato pensato per contrastare l’abbassamento dell’alveo, tuttora in atto, che interessa un lungo tratto del fiume compreso tra il ponte nella località Castelnuovo ed il viadotto autostradale dell’A14 posto circa 12 Km più a valle. Questo processo, iniziato oltre trent’anni fa, ha intaccato la stabilità di alcuni importanti infrastrutture come il ponte sulla provinciale 553, una condotta per uso irriguo e minaccia anche dei manufatti presenti nelle vicinanze del ciglio di sponda come il depuratore comunale di Castellalto.
“Interventi importanti, progettati con un approccio multidisciplinare nel rispetto del sistema geomorfologico del fiume”, ha detto il consigliere delegato Vincenzo Di Marco che nei giorni scorsi ha compiuto un sopralluogo con i tecnici, “c’è da sottolineare che questa esperienza sul Vomano è stata particolarmente utile come caso di studio e sicuramente rappresenta un modello pilota per la tipologia di lavori da effettuare sui fiumi: un risultato piuttosto significativo, non a caso seguito anche dall’Università di Perugia, perché ai danni causati dall’antropizzazione si sono sommati, negli anni, quelli causati da interventi sbagliati che piuttosto che risolvere hanno alterato le condizioni geomorfologiche dei sistemi fluviali contribuendo all’erosione della costa”.