“Nel complesso” spiega l’assessore Giuseppe Di Michele “la quantità di territorio a disposizione dell’attività venatorie rimane la stessa, circa 9mila ettari, ma vengono riaperte alla caccia alcune riserve, in particolare nella fascia pedemontana dove c’è il problema della presenza del cinghiale, mentre vengono istituite nuove zone di protezione. Tutte le modifiche sono il frutto di tavoli di confronto con gli stessi cacciatori, gli ATC e con le associazioni di riferimento: quelle venatorie, agricole e ambientaliste”.
In due mesi, infatti, si sono svolti otto incontri tematici nella sede dell’Assessorato e sei incontri territoriali in altrettanti Comuni della Provincia.
“L’80% delle modifiche” continua l’assessore “è stato proposto dai diretti interessati, puntiamo ad un maggiore coinvolgimento e soprattutto ad una maggiore responsabilizzazione dei cacciatori ai quali stiamo pensando di affidare la gestione delle riserve: fra le nostre priorità, infatti, vi è la lotta al bracconaggio, vera piaga per la fauna, e per ottenere risultati significativi è necessaria la collaborazione degli stessi cacciatori”.
La Provincia di Teramo, unica in Abruzzo, già nel 2008 aveva deliberato un nuovo Piano Faunistico, ma la Regione non lo ha mai approvato in attesa che anche le altre Province aggiornassero la pianificazione faunistica-venatoria. Attualmente, poi, si è in attesa delle nuove linee guida regionali e, quindi, per evitare il rischio di dover attendere ancora a lungo per l’approvazione del nuovo Piano, l’assessore Di Michele, di concerto con la Consulta, ha deciso di apportare delle modifiche a quello vigente, aggiornandolo rispetto ad una situazione ferma al 2001.
Le modifiche introdotte dovranno comunque essere approvate dalla Regione, ma la procedura è molto più rapida e snella.
Dai precedenti 34 istituti di tutela e produzione (oasi, zone di ripopolamento e cattura, aree cinofile) si è passati a 41 e questo senza alterare il rapporto tra aree chiuse alla caccia e quelle aperte: dieci istituti vengono confermati; quindici vengono revocati; venti vengono istituiti ex novo; nove vengono parzialmente modificati.
La nuova configurazione ha un duplice obiettivo: da una parte quello di “aggiornare” la pianificazione territoriale alla luce dell’attuale situazione geografico/ambientale, dall’altro quello di “razionalizzare” l’utilizzo dei territori, mediante la conferma degli Istituti faunistici virtuosi e la revoca, con la conseguente riapertura alla caccia, di quelli meno efficaci.
La revoca di alcuni Istituti di tutela e la conseguente riapertura di territori alla caccia è programmata in maniera dilazionata nel corso di due stagioni venatorie. Nella prima, 2010/2011, è prevista la riapertura di 14 Istituti (Comprensori C3 e C4) mentre nella seconda, 2011/2012, è prevista la riapertura di 7 Istituti (Comprensorio C2). Tale dilazione, opportuna anche in termini di organizzazione logistica e di riduzione della pressione venatoria, si rende necessaria vista anche la complessa programmazione venatoria del cinghiale.
Tutte le scelte del Piano, sono state operate dalla Provincia tenendo in considerazione quattro indicatori: fattori territoriali geografico-ambientali; analisi dei risultati conseguiti negli precedenti Istituti in gestione; dimensionamento degli Istituti; localizzazione strategia degli Istituti; proposte del mondo venatorio (ATC).
Nel dettaglio: per quanto riguarda le Oasi, due sono nel Comprensorio Faunistico-Venatorio “Salinello” e due nel Comprensorio “Vomano; per quanto riguarda le sette Aree Cinofile Permanenti, tre si trovano nel Comprensorio “Salinello” e quattro nel “Vomano”; le 29 Zone di ripopolamento e cattura sono così ripartite: 14 nel Comprensorio “Salinello” e 15 nel Comprensorio “Vomano”.