Teramo, dipendenti Alfagomma annunciano 12 giorni di sciopero. L’appello di Confindustria

alfagommaTeramo. Dodici giorni di sciopero dei dipendenti dello stabilimento dell’Alfagomma di Sant’Atto.

È l’iniziativa messa in atto dalla Rsu dei lavoratori della nota azienda, che ha provocato la reazione di Confindustria Teramo. Il suo presidente, Salvatore Di Paolo, ha infatti richiamato i sindacati ad un maggiore senso di responsabilità, sottolineando che “la dichiarazione degli ultimi 12 giorni di  sciopero non può essere considerato un comportamento responsabile rispetto ad una situazione che ha visto l’azienda investire e produrre sforzi notevoli nella direzione di salvaguardare il futuro dello stabilimento di Sant’Atto e dei suoi dipendenti”.  

All’avvio di un nuovo impianto produttivo che ha richiesto un investimento di oltre 5 milioni di euro, l’azienda avrebbe, infatti, riorganizzato il reparto interessato ridistribuendo il personale tra i reparti dello stabilimento stesso. “La riorganizzazione è stata presa a pretesto dalla RSU” contesta Di Paolo “per chiedere un incremento dell’indennità di presenza e la riapertura della trattativa per il rinnovo dell’ integrativo aziendale”.

La decisione di scioperare, secondo il presidente di Confindustria, mette ora a serio rischio il futuro degli stessi lavoratori, in quanto andrà a beneficio di altre aziende in altri Paesi che faranno il possibile per tenersi stretti i nuovi clienti che Alfagomma ha perso a causa dello sciopero. Ai sindacati Di Paolo rivolge, dunque, un appello, affinché tornino ad avere rapporti costruttivi, collaborativi e di reciproco rispetto con l’Alfagomma, “come dovrebbe accadere quando si dialoga con un’azienda che è presente a Teramo dal 1972, dove ha contribuito a creare posti di lavoro, benessere per le famiglie dei propri dipendenti e per l’economia del territorio. Oggi, peraltro, opera nello stabilimento di Sant’Atto a tempo pieno (24 ore 5 giorni alla settimana) senza fare ricorso alla cassa integrazione e sta richiamando al lavoro i giovani precari”. 

 

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