Teramo, Mons. Giovanni D’Ercole e la corretta informazione

seccia_dercoleTeramo. Informazione costruita e informazione vera. Se ne è parlato questa mattina, nel Salone dell’Episcopio di Teramo, durante il tradizionale incontro organizzato in occasione delle celebrazioni per San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Ospite d’onore di questa giornata e del Vescovo di Teramo-Atri, Mons. Michele Seccia, è stato S.E. Mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliario della Diocesi de L’Aquila che, dopo una breve introduzione, ha risposto alle domande dei giornalisti della stampa locale. Filo conduttore dell’incontro è stata la corretta comunicazione, con i suoi limiti e le sue potenzialità.

“I mezzi di comunicazione” ha detto Mons. D’Ercole “sono strumenti che, a seconda di come li si utilizza, possono essere molto utili o estremamente dannosi. Se si comunica con l’intenzione di dominare l’altro, infatti, la nostra informazione si trasforma in strumentalizzazione il cui unico obiettivo è quello di costruire una realtà artificiale”.

Secondo Mons. D’Ercole, che da qualche mese affianca Mons. Giuseppe Molinari alla guida della Diocesi aquilana e che per anni è stato grande protagonista dell’evangelizzazione televisiva, una corretta comunicazione è possibile e doverosa, “ma presuppone una certa conoscenza, competenza ed una grande responsabilità morale ed etica”.

incontro_dercoleE non si poteva non parlare della tragedia che ha colpito L’Aquila e di come i mezzi di informazione hanno raccontato il disastro materiale e psicologico del sisma.

“Giornali e televisioni hanno saputo tener viva la solidarietà della gente. Il problema però nasce adesso: i riflettori si sono spenti, la Protezione Civile abbandona il campo e rimane solo quella che io chiamo la Protezione Divina. In relazione al post terremoto, il ruolo del giornalista è quello di favorire la ricerca di un progetto condiviso di ricostruzione. Certo, non è un lavoro semplice, le pressioni sono enormi, ma la stampa deve ora farsi carico della fase due. Ci sono ancora tante ferite da rimarginare, ma non mancano le storie di speranza, di rinascita”.

A proposito poi del rapporto tra comunicazione corretta e stampa libera, “è importante saper mantenere la propria identità. Oggi c’è chi è disposto a vendersi pur di fare carriera e chi invece sceglie di abbandonare il campo pur di non rinunciare, appunto, alla sua identità. Sarebbe impossibile rendere totalmente libero un giornale, bisognerebbe formare il lettore a saper distinguere e riconoscere la corretta informazione”.

Marina Serra


 

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