Tra i 5 imputati nella nuova udienza al tribunale di Forlì per il processo sui saluti romani compiuti a Predappio nel 2020 nel corso di una manifestazione di nostalgici del fascismo c’è anche un uomo di Pescara.
Stando a quanto riporta ForliToday, l’appuntamento è la prima udienza dei fatti che riguardano Predappio dopo l’uscita della sentenza a sezioni unite della Cassazione che sdogana penalmente il gesto, qualora non sia inserito in un contesto che – effettivamente – possa rappresentare un pericolo di ricostituzione del partito fascista.
L’incriminazione a carico di 5 partecipanti alla commemorazione del luglio 2020 (erano presenti circa 100 persone) scaturisce dalla violazione della legge Mancino, la disposizione del 1993 che sanziona slogan, gesti e azioni che hanno come finalità quella di incitare all’odio, alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.
Tutto rinviato ad aprile
I legali della difesa hanno presentato al giudice la richiesta di applicazione del nuovo orientamento stabilito di recente dalla Cassazione a Sezione Unite. Il tribunale ha dunque rinviato l’esame della richiesta all’11 aprile, quando sarà pubblicata la sentenza della Cassazione con le sue motivazioni.
Ricordiamo che i 5 imputati avevano impugnato il decreto penale di condanna emesso dalla Procura di Forlì e ora si trovano a processo poiché – stando alle accuse – hanno eseguito il saluto romano e risposto “Presente” in una delle fasi della cerimonia.
I raduni dei nostalgici del periodo fascista a Predappio sono di norma organizzati alla fine del mese di aprile, del mese di luglio e del mese di ottobre, per ricordare rispettivamente la morte, la nascita di Mussolini e la marcia su Roma.
Di norma, tra i tre appuntamenti quelli estivi sono i meno frequentati. Peraltro, nel 2020, il corteo tradizionale da da piazza Sant’Antonio al cimitero non si tenne a causa delle restrizioni Covid, ma ci fu comunque la commemorazione nel piazzale esterno del cimitero comunale.
Proprio nel corso di tale evento furono identificati i 5 soggetti che alzarono il braccio teso, per essere poi accusati di aver esibito, con questo gesto, uno dei simboli del fascismo e, in quanto tale, punibile dalla legge Mancino.
Considerato che la norma è stata fatta oggetto di sostanziale revisione da parte della Cassazione per quanto riguarda il saluto romano in alcune sue interpretazioni, si attendono gli sviluppi processuali.