La rabbia al Porto di Pescara: obbligati ad essere ripresi 24h su 24h. Finiscono su Quarta Repubblica

L’idea dell’Europa di installare videocamere che possano controllare il lavoro degli armatori 24 ore su 24 non sembra essere così lontana.

Per discutere di ciò, e delle proteste che stanno montando nei porti italiani, l’inviato del programma di Rete Q Quarta Repubblica, Angelo Macchiavello, si è recato a Pescara per parlare con gli armatori della decisione del parlamento europeo che potrebbe concretizzarsi presto, ovvero l’installazione di una telecamera a bordo per controllare il pescato e, nel caso di violazioni, utilizzare le immagini per elevare multe evidentemente salatissime.

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Il settore della pesca potrebbe subire un duro impatto dalle nuove normative europee – abruzzo.cityrumors.it

Si tratta dell’ultimo tassello di una strada sta lungamente colpendo il settore che proprio da Pescara aveva fatto partire l’anno scorso una forte protesta contro le politiche europee e il caro gasolio.

L’obbligo delle telecamere

Stando a quanto è emerso, l’obbligo delle telecamere interesserà le imbarcazioni sopra i 18 metri: una necessità che gli armatori hanno etichettato in maniera non certo positiva.

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L’obbligo delle telecamere a bordo continua a far discutere – abruzzo.cityrumors.it

Se mettono la telecamera è meglio che non ci andiamo a mare” – ha dichiarato l’armatore Franco Di Giovanni ai microfoni della trasmissione di Rete 4, “Sembra che andiamo a rubare – ha poi aggiunto Quintino Paluzzi – Se uno a bordo deve andare in bagno c’è la telecamera che ti riprende, ma che modo è di continuare questo (…) Quei pinguini in giacca e cravatta che stanno al parlamento europeo quando vedono come lavoriamo e la vita che facciamo forse si vergognano un po’ di quello che hanno fatto e continuano a combinare”.

Non è questa la prima volta che l’Europa impatta sul settore della pesca: il giornalista ricorda ad esempio che la pesca a strascico dovrà sparire entro il 2030 e questo, per gli armatori di Pescara che hanno tutte imbarcazioni a strascico, potrebbe tradursi in una sostanziale chiusura, considerato che ci vogliono ingenti investimenti per cambiare una barca.

Sintetizza le prese di posizione Francesco Scordella, che ha già guidato in passato la protesta degli armatori. “Sai quante volte ho pensato di vendere? – dice ai microfoni del giornalista – Le barche erano la nostra buonuscita. Quando arrivavi alla pensione la vendevi: oggi se la regola nessuno la vuole e l’Europa è la prima causa del male di questo settore. Siamo 7mila 500 unità, quale nazione ce l’ha: nessuna e ogni volta si vota contro l’Italia (…) Io la telecamera non la monterò. È come se io vengo a casa tua e monto una telecamera, è giusto? Se la legge dice che mi devo ammazzare io mi vado ad ammazzare?”.

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