Il procuratore capo Massimiliano Serpi e l’aggiunto Anna Rita Mantini hanno chiesto condanne a 10 mesi per l’ex presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso, per l’avvocato Giuliano Milia e per il dirigente del Genio civile Vittorio Di Biase, e a 6 mesi per l’ex segretario dell’ufficio di presidenza Claudio Ruffini e per il dirigente comunale Guido Dezio.
Tutti gli imputati sono accusati di abuso di ufficio e falso in atto pubblico. Serpi, nella sua requisitoria, ha parlato di “un intervento pesantissimo di D’Alfonso su Di Biase”, che avrebbe contribuito a determinare il radicale cambio di orientamento del dirigente del Genio civile, il quale, nel 2016, nell’ambito dell’iter riguardante il permesso a costruire, prima firmò una nota recante parere contrario sulla compatibilità geomorfologica dell’opera e neanche un mese dopo diede il via libera.
Tre dei cinque soci della Pescaraporto sono i figli dell’avvocato Milia, storico legale di fiducia e amico personale di D’Alfonso. Proprio il legale, secondo la Procura, avrebbe fornito a Ruffini e Dezio “una minuta con noticine di sua mano a margine del testo fotocopiato, che doveva essere veicolata a Di Biase affinché lo stesso modificasse l’orientamento del proprio ufficio”.
La sentenza e le arringhe delle difese sono attese per il 10 luglio.