Pescara. Oltre 15.500 multe, pari al 9,55% dei 162.681 transiti complessivi, elevate in poco più di un mese, dal 22 febbraio al 28 marzo scorsi; al momento sono stati avviati alla notifica quasi 13mila verbali – in media due per ogni veicolo multato – per una previsione di incasso pari a circa 800mila euro in caso di pagamento entro cinque giorni.
Sono i numeri dell’autovelox installato in via Di Sotto, con limite di velocità fissato a 30 chilometri orari. Non si placano le polemiche, che vanno avanti ormai da giorni: ci soni utenti che hanno collezionato anche sette multe nel giro di poco tempo. L’autovelox, in funzione dalla fine di febbraio, è stato installato in un tratto di strada in cui il limite di 30 chilometri orari è in vigore da otto anni, caratterizzato da un elevato numero di incidenti, alcuni dei quali gravi o perfino mortali.
La vicenda, dopo le tante multe, tra le proteste e le manifestazioni dei cittadini, si è ben presto trasformata in battaglia politica, tanto che si sta trattando per innalzare il limite di velocità a 40 chilometri orari. L’altro giorno, su quello che viene definito “autovelox-bancomat”, il Pd ha presentato un’interrogazione al sindaco, ma il primo cittadino non ha risposto durante i lavori dell’aula. Il sindaco “ha scelto la strada della totale assenza di trasparenza, preferendo trovare un escamotage per lasciare senza risposte le domande poste dai cittadini, una scelta opaca che nessun cittadino merita”, dice il capogruppo Pd, Piero Giampietro.
“Solo il 50% degli incassi – aggiunge – andrà alla sicurezza stradale e questo dimostra, evidentemente, che si tratta di uno strumento creato per fare cassa. Non è accettabile. Non si può scaricare tutta la responsabilità addosso alle persone, soprattutto in questo momento”.
“Il limite di 30 all’ora – sottolinea l’assessore alla Viabilità, Luigi Albore Mascia – fu istituito nel 2013 a furor di popolo. La popolazione locale, infatti, avvertiva la necessità di maggiore sicurezza. Questo intervento non ha niente di politico, ma è tecnico ed è basato sulla sinistrosità e sulla pericolosità oggettiva di quella strada. Non è cattiva politica o politica cattiva. Ricordo che più del 90% dei transiti non è oggetto di violazione: il 10% che ha commesso infrazioni deve piegare il restante 90 che ha rispettato le regole?”, si chiede l’assessore.