Pescara. “I lavoratori e le lavoratrici non hanno nessuna intenzione di accettare una riduzione dell’orario di lavoro e il conseguente stipendio mensile. La scelta di Camst di subentrare al posto della precedente Ati non può dipendere dal personale impegnato nell’appalto che sta già vivendo tutte le conseguenze negative della vicenda”.
Lo affermano Filcams Cgil e UilTucs Uil Pescara al termine di un’assemblea con i lavoratori assunti per l’appalto mense delle scuole di Pescara, dopo la rescissione del contratto con l’Ati che prima gestiva il servizio, in seguito alla vicenda dei bambini colti da malore a causa di un batterio presente nel cibo.
“La scelta di risolvere il contratto con l’Azienda uscente e di passare all’interpello – dicono le due sigle – è stata una scelta del Comune in qualità di stazione appaltante, che non può tradursi in una riduzione di contratti di lavoro già part time e spesso residuali. Abbiamo una platea di circa 136 tra lavoratrici e lavoratori, i quali hanno un monte ore settimanale inferiore a 25 ore; solo 22 lavoratrici circa hanno 30 ore settimanali, con una media mensile di salario di circa 500 euro”.
“Come si fa a pensare di chiedere a lavoratori e lavoratrici che già prendono uno stipendio basso di rinunciare ad un ulteriore pezzo di salario? – si chiedono le due organizzazioni – Ci teniamo a precisare che spesso si tratta di lavoratrici monoreddito che per arrivare a fine mese devono fare diversi lavori nella stessa giornata. E’ possibile che colpe di altri debbano ricadere sul futuro lavorativo di questi lavoratori?”.
“Chiediamo al Comune di Pescara di occuparsi fattivamente delle prospettive future degli addetti e di fare il possibile o anche l’impossibile per garantire il futuro lavorativo degli stessi anche in termini di qualità occupazionale. Noi siamo sicuri che bisogna recuperare la fiducia in un servizio pubblico come quello della mensa collettiva nelle scuole della Città e che questo sarà possibile anche rispettando i diritti delle maestranze impegnate nel servizio stesso”, concludono Filcams e UilTucs.