“Invieremo una nota al riguardo a tutti i Comuni della provincia di Pescara per chiedere un intervento in tal senso – dichiara il presidente di Confcommercio Pescara Riccardo Padovano – Il costo della Tari è cresciuto sino a raggiungere nel 2020 il record assoluto di 9,73 miliardi di euro. Un livello di tassazione che appare oggi tanto più ingiustificato se si considera che la produzione dei rifiuti si è drasticamente ridotta dall’inizio dell’emergenza epidemiologica che ha messo in ginocchio soprattutto le piccole imprese”.
Il principio alla base dell’applicazione della Tari, spiega Padovano, è ‘chi inquina paga’, dovrebbe quindi esserci proporzione fra quantità dei rifiuti prodotti e quanto si paga. Invece le tariffe sono “molto lontane dalla reale produzione di rifiuti, c’è arbitraria ripartizione dei costi tra utenze domestiche e non domestiche e tra componente fissa e variabile della tassa.
“Anche il nuovo metodo di calcolo elaborato dall’Arera, l’Autorità che ha acquisito competenze in campo di regolamentazione dei rifiuti urbani, non sembra al momento aver inciso come ci saremmo aspettati. Le imprese continuano a pagare tariffe elevate che vanno a coprire voci di costo improprie e inefficienze strutturali dei territori e del sistema paese”.
Padovano fa poi un esempio: un ristorante paga poco meno di 20 euro a metro quadro, mentre bar, ortofrutta e pescherie pagano circa 16 euro a metro quadro: un ristorante di 200 mq paga 4.000 euro l’anno per la raccolta rifiuti, “un costo insostenibile” a fronte “di una situazione economica che richiede misure emergenziali”. Confcommercio chiede anche una notevole riduzione della Tari in favore delle imprese che, pur rimanendo in esercizio, “registreranno comunque un calo del fatturato, quindi dei rifiuti prodotti, a causa della contrazione dei consumi”.