Il riconoscimento viene attribuito a “figure che si sono distinte per avere curato, a proprio
modo, le ferite di persone fragili, mettendo in pratica i valori dell’accoglienza e della
solidarietà”. Al centro dell’edizione di quest’anno del premio c’erano infatti temi quali la funzione rieducativa della pena, il duro contesto del carcere, il rispetto della dignità umana.
Elvio Fassone, 85 anni, di Torino, è stato magistrato e componente del Consiglio superiore
della magistratura, senatore per due legislature e autore di numerose pubblicazioni in
Al termine di un maxiprocesso alla mafia catanese iniziato nel 1985 ha condannato alla massima pena un detenuto con il quale ha sempre intrattenuto uno scambio epistolare: una storia riportata nel libro “Fine pena: ora” scritto dallo stesso magistrato. Dal testo è stato tratto uno spettacolo teatrale, messo in scena venerdì a Pescara dalla compagnia “Tedacà” di Torino, per la regia di Simone Schinocca.
Fassone per motivi di salute non era presente. Il premio – un’opera dello scultore Luigi
D’Alimonte, realizzata in pietra della Majella e dal titolo “Ti accolgo”, creata appositamente
per il “Sì all’uomo” – è stato ritirato da Schinocca.
“Quando decisi di scrivere a Salvatore non fu una cosa semplice – ha affermato in un
“La storia Di Elvio Fassone e della corrispondenza che tiene da oltre 30 anni con un