Lo ha deciso ieri il Consiglio di Stato, pronunciandosi sull’appello proposto dal Comune di Pescara e da alcuni vincitori del concorso per la polizia municipale della capoluogo adriatico svoltosi a ottobre 2019.
A febbraio c’era stato un primo pronunciamento del Tar Pescara, a cui si erano rivolti 9 vigili, difesi dagli avvocati Cesidio Buccilli e Marcello Di Iorio. All’epoca il Tar aveva ritenuto che durante il concorso fosse stato violato il principio dell’anonimato, rendendo riconoscibili i compiti redatti dai candidati attraverso un breve codice numerico presente sui fogli delle due prove scritte e ne aveva pertanto ordinato la ripetizione.
Il Consiglio di Stato ha accolto l’appello solo con riferimento al fatto che, all’udienza cautelare davanti al Tar Pescara, non avevano partecipato tutti i candidati entrati in graduatoria.
Nel merito, in sostanza, il Consiglio di Stato, ad una valutazione sommaria tipica della fase cautelare, ha ritenuto fondata l’eccezione di violazione del principio dell’anonimato e ha quindi ha ordinato al Tar Pescara di ripetere l’udienza cautelare alla presenza di tutti i candidati in graduatoria.
In vista del nuovo pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale, atteso a breve, il Comune potrebbe decidere di assumere vigili urbani a tempo determinato attingendo da una vecchia graduatoria, quella del 2018.