I Latinos sbarcano in Abruzzo: giovane sequestrato e pestato a Montesilvano, in manette 4 vastesi FOTO

Montesilvano. Anche in Abruzzo potrebbe avere avvio il fenomeno della guerra tra bande sudamericane. Dopo una serata in discoteca scatta la rissa fra due gruppi di giovani: ne nasce un brutale sequestro ai danni di un montesilvanese che finisce solo a metà mattinata. Nel mezzo anche la ricettazione d’oro: i carabinieri arrestano quattro ragazzi di Vasto.

 

Viene annoverato tra i filoni della microcriminalità, sebbene i reati contestati in questo caso, oltre alla ricettazione in concorso e al danneggiamento, siano il sequestro di persona e la violenza privata. E’ il fenomeno dei Latinos, bande di giovani di origine sudamericana che nel nord Italia si combattono selvaggiamente per accaparrarsi il predominio di strade e quartieri. A contraddistinguere questi gruppi, oltre alla violenza inaudita, vari segni particolari: tatuaggi ben in vista, pantaloni calati sotto i glutei, gioielli e bigiotteria luccicante e le sopracciglia depilate a intervalli verticali.

Un fenomeno che potrebbe essere sbarcato anche in Abruzzo, almeno secondo il comandante dei carabinieri di Montesilvano Enzo Marinelli, che all’alba di oggi ne ha arrestati quattro poco più che maggiorenni che alla Viglia di Natale sono partiti da Vasto per arrivare a Pescara e mettere a segno un brutale sequestro ai danni di un coetaneo, membro di una gang rivale proveniente da Montesilvano. A fare da scenario iniziale è l’Hostaria del Terzo Cerchio, locale di Pescara Vecchia dove il 24 dicembre si ballava musica latinoamericana. Da Vasto arrivano con l’automobile di Luis David Pollutri, 19enne nato in Colombia e adottato da una famiglia italiana, Lorenzo Storto e Graziano Di Guimi, 19enni entrambi, e il 20enne Cristian Pulina. Tanto innocente l’apparenza quanto brutale l’indole.

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Nella discoteca si incontrano, insieme ad altri vastesi, con i montesilvanesi: una decina da una parte, altrettanti dall’altra, molti già autori di rapine e schedati come violenti dalle forze dell’ordine fin da minorenni. La nottata di botte e sangue comincia intorno alle 4, quando uno dei giovani del pescarese esce dal locale perché si sente male, probabilmente a causa del troppo alcool ingerito. Il buttafuori – come riferito dal capitano Marinelli oggi in conferenza stampa – nota che alcuni presunti amici lo prendono sottobraccio e lo accompagnano a fare una passeggiata, in realtà sono i rivali vastesi che lo portano lontano da occhi indiscreti per pestarlo, presumibilmente per regolare vecchi conti. Sono gli amici della vittima che ne notano l’assenza ed escono per cercarla, la trovano mentre viene ricoperta da una scarica di calci e pugni e riescono ad allontanare il quartetto agli ordini di Pollutri, aiutati anche dal personale di sorveglianza. Il ragazzo pestato viene accompagnato al pronto soccorso di Pescara, dal quale uscirà più tardi con una prognosi di 20 giorni, mentre la serata in discoteca continua.

Sono in pochi a rimanere fino alla chiusura, tra questi la sorella adottiva del 19enne colombiano e una sua amica, giunte a Pescara per proprio conto. Con loro c’è un giovane di Montesilvano che si offre di accompagnarle a casa, ma a farlo desistere tornano Pollutri e i suoi. Il ragazzo intuisce l’aria di vendetta, monta in macchina e si allontana, la Golf del colombiano con i quattro a bordo però lo insegue e lo blocca davanti alla cattedrale di San Cetteo: la banda lo costringe a salire con loro e ha inizio la vera notte di terrore. Quanto sono riusciti a ricostruire Marinelli e il tenente Christian Petruzzella rasenta il copione da film vietato ai minori, un sequestro in piena regola aggravato da brutali percosse, intimidazioni e minacce di morte. I latinos-vastesi vogliono sapere dal rivale dove abitano i suoi amici per vendicarsi del pestaggio interrotto; per farlo lo portano in giro per Montesilvano percuotendolo già nella vettura. Lui non parla, allora si appartano in un terreno in una traversa di via Vestina e lo costringono a scavare alla ricerca di una pistola che dicono di aver nascosto. “Solo una finta”, sostiene Marinelli, che con i metal detector e con la Municipale ha ben scandagliato tutta la zona tra via Almirante e via Settembrini ma non ha trovato nulla.

Un ulteriore elemento di intimidazione per far cedere la vittima, che però tiene fede all’onore della banda e non parla. Così lo portano nella pineta di Santa Filomena e continuano a colpirlo con calci, pugni, fino a bastonarlo con alcuni pezzi divelti dalle staccionate del parco pubblico. Niente, il “latinos” tiene duro. Complice anche lo choc subito, non chiede aiuto nemmeno quando viene riportato a casa per cambiarsi gli abiti sporchi di fango e sangue. Forse per il timore di ritorsioni trasversali e per farsi riconsegnare il cellulare rubato, riesce a non farsi scoprire dai genitori con il volto dilaniato e i denti rotti, le ferite sulle gambe e le echimosi profonde sulla schiena: entra ed esce nel cuore della notte senza farsi scoprire. Pollutri, Storto, Di Guilmi e Pulina solo alle 7 riescono a farsi dire dove abita almeno uno della banda nemica: il sequestrato li accompagna davanti a un condominio di via Tibullo e viene costretto a citofonare all’amico. A rispondere ci sono i genitori che, svegliati di soprassalto di prima mattina, non aprono il portone. I vastesi gridano vendetta, tentano di sfondare la porta, poi partono con una sassaiola: pietre e vasi contro la finestra della camera del secondo rivale prima di fuggire. La famiglia, allora, avvisa i carabinieri di Montesilvano: sono le 8 e il ragazzo è ancora nelle mani dei suoi coetanei aguzzini. Dall’appartamento di via Tibullo i militari escono con le prime informazioni: ricollegano il mancato rientro a casa del giovane con la prima rissa all’esterno del locale, risalgono alla Volkswagen con il quale si sono allontanati gli aggressori e diramano l’informativa a tutte le forze di polizia d’Abruzzo.

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Fallita la spedizione punitiva, i quattro scelgono di servirsi della vittima per altri scopi: lo conducono prima a Chieti, poi a Chieti Scalo, dove lo costringono a recarsi al banco di alcuni compro-oro per rivendere dei gioielli in loro possesso ma gli fanno utilizzare la sua carta d’identità, elemento che lascia pensare alla ricettazione: fosse l’oro provento di furti e rapine, sui registri dei negozi figurerebbe il nome del giovane e sarebbe impossibile risalire ai quattro presunti ladri. Comunque un’imprudenza, perché le ricerche avviate permettono ai carabinieri di individuare due componenti del gruppetto mentre si aggirano per il capoluogo teatino. Alle 10:30, con 2mila euro in contanti in tasca, la gang scarica il rivale nei pressi dell’Aeroporto d’Abruzzo e si mettono sulla strada per tornare a Vasto. Mentre una pattuglia dei militari trae in salvo il sequestrato, i colleghi della stazione di Casalbordino intercettano i quattro latinos: a incastrare Pollutri ci sono i soldi in tasca, alcuni gioielli nella macchina e lo scontrino del Compro-Oro nascosto negli slip.

L’omertà legata al fenomeno, però, non esce di scena: “Condotto in caserma”, hanno spiegato Marinelli e Petruzzella, “il ragazzo sequestrato e malmenato non voleva sporgere denuncia, preferendo vendicarsi e farsi giustizia da solo, insieme ai suoi amici”. Alla fine, però, la denuncia è stata sporta anche dall’altro aggredito, che ha riconosciuto i suoi assalitori dalle foto segnaletiche, mentre altri testimoni hanno riconosciuto l’automobile usata per la fuga. Solo questa mattina, però, è stata disposta dal Gip di Pescara, Luca De Ninis, l’ordinanza di custodia cautelare richiesta dal Pm Giampiero Di Florio. I quattro ora sono rinchiusi nel carcere di Vasto mentre la loro vittima è ancora convalescente, con una prognosi di 30 giorni ricevuta dopo un paio passati ricoverato in ospedale.

Daniele Galli

 

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