Nuove multe e vecchi problemi si incontrano sulle banchine del porto. Il fuoco incrociato colpisce, ancora una volta, la marineria di Pescara, negli ultimi giorni raggiunta da una raffica di multe.
Le infrazioni contestate dalla capitaneria a 18 pescherecci, con sanzioni da 4mila euro, sono riferite alla pesca effettuata entro le 6 miglia dalla costa durante le 8 settimane dalla fine del fermo biologico, periodo considerato sotto tutela dalla comunità europea, quindi vietato.
“Se lo abbiamo fatto è perché siamo ancora in forte crisi”, dicono i pescatori, che questa mattina si sono riuniti sul molo per inscenare una nuova protesta, lamentando ancora i pesanti strascichi legati alla lunga stagione del mancato dragaggio. Avevano minacciato il blocco dell’asse attrezzato, rievocando le dure manifestazioni dei mesi scorsi, invece, l’associazione Armatori ha optato per far marciare pacificamente una delegazione verso gli uffici della direzione marittima. A riceverla il comandante della Capitaneria di porto Luciano Pozzolano. Davanti a lui, oltre a chiedere maggiore tolleranza, i marittimi ancora immersi nei debiti per lo stop forzato, hanno rivendicato quanto promesso dalle istituzioni.
Ancora non mantenuti, infatti, gli impegni economici presi. Ristori per le imprese danneggiate dall’insabbiamento e la cassa integrazione per i lavoratori dipendenti rimasti senza occupazione per 11 mesi. In primis, i 3 milioni di euro inseriti da una moratoria speciale nel decreto sviluppo lo scorso dicembre. Senza dimenticare i lavori per lo scavo del porto, ancora non ultimati nonostante siano abbondantemente scaduti gli 85 giorni previsti dall’appalto ministeriale. Infine, rimane da sciogliere il nodo di maggio, mensilità inattiva per la marineria ma comunque rimasta scoperta dai rimborsi previsti dal fermo straordinario.
GLI ARMATORI MULTATI: COSI’ RISCHIAMO IL FALLIMENTO
“Se volete farci dichiarare fallimento ditecelo subito”. Così Mimmo Grosso sbotta davanti al comandante Pozzolano. Riportando la voce dei 7 colleghi pescaresi sanzionati (18 in tutti quelli multati, compresi 11 pescherecci ormeggianti a Ortona, Giulianova e Vasto), titolari delle imbarcazioni Nuova Zita, Gemì, Castore, Zeus primo, Franco primo, Condor e Cuore di Gesù. “Dopo che hanno fatto collassare il porto e averci tenuto 11 mesi a secco, i debiti accumulati sono tali che pure un chilo di pesce di straforo ci serve come l’oro”: questa la voce che stamattina rimbalzava tra le facce contrite dei pescatori, dispiaciuti per l’infrazione commessa e ancor di più per la condizione nella quale sono ridotti. Con la speranza di ricevere gli indennizzi promessi, hanno ripreso il mare in estate, aggiungendo ai debiti contratti le nuove spese per rimettere in sesto le barche. Tra queste quelle delle reti nuove, 6mila euro ognuna, ora sequestrate dalla capitaneria di porto. “Non ho i soldi per ricomprarne un’altra”, dice Andrea Sciarra, uno dei multati, “quindi non posso lavorare finché non pago il verbale: ma 4mila euro dove li prendo se non posso pescare?”. Come lui, tanti altri: per questo, oltre ai ristori per l’intero comparto, i 7 armatori sanzionati hanno chiesto al comandante Pozzolano di poter usufruire, in qualche modo, di una riduzione.
Ma la legge è legge e l’unica via sembra quella del ricorso amministrativo, con tutte le lungaggini che ne conseguono. E le rate che vengono concesse per il pagamento della multa: una piccola boccata d’ossigeno per chi deve già fare i salti mortali, tra debiti, fornitori, carburante e dipendenti da pagare.
LA NORMA INFRANTA
Tante le norme da rispettare per i lupi di mare, tra queste quelle legate al fermo biologico. La “regola della discordia” aumenta, nei due mesi successivi al fermo, il limite normalmente fissato a 3 miglia per il divieto di pesca sotto costa. Due le restrizioni, a seconda della licenza di pesca: 6 miglia per chi effettua la pesca “ravvicinata”, ovvero è autorizzato a pescare fino a 20 miglia, 4 miglia per chi fa la “costiera” e non può superare le 12 miglia. Oltre alla pena pecuniaria, sono stati decurtati 6 punti dalla licenza del comandante e altrettanti a quella dell’impresa di pesca: solo dopo due anni senza aver commesso altre infrazioni i punti vengono restituiti. “In totale ne abbiamo 18, e i controlli sono severissimi”, spiega ancora Sciarra, “più punti ci tolgono e meno vale la barca e l’impresa: anche se volessimo cederla non se la ricomprerebbe nessuno”, chiosa malinconico il comandante della Zeus primo.
Daniele Galli