Taranto, città dell’Ilva, la più grande acciaieria d’Europa. Alla ribalta delle cronache di questi giorni per la chiusura dell’impianto deciso dalla magistratura: “Grave avvelenamento del territorio e dei suoi abitanti”. Sotto accusa del giudice ci sono le emissioni atmosferiche sbuffate fuori dai comignoli: micro particolati di veleni mortali, che aumenterebbero esponenzialmente il numero dei tarantini colpiti da tumori. Un mostro in seno alla città pugliese, che dovrebbe risultare tra quelle con l’aria più inquinata del Paese.
Pescara, 394 chilometri più a nord di Taranto. Difficile che il vento possa portarsi dietro le polveri rossastre dell’acciaieria, eppure l’aria risulta messa peggio che nei dintorni dell’Ilva. A dirlo è il paragone tra i rilevamenti effettuati dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) della Puglia e la corrispondente abruzzeze, l’Arta. È Augusto De Sanctis, rappresentante del Wwf pescarese, ad aver paragonato i livelli di Pm10 diffusi ieri dai siti internet delle sue agenzie. Secondo la direzione dell’Ilva, nel cielo di Taranto vengono emessi mediamente 30microgrammi di Pm10, sostanza altamente nociva per i polmoni, per metro cubo, non più di 35 milligrammi nel quartiere che ospita lo stabilimento siderurgico, Tamburi. Il limite imposto alle industrie dalle direttive europee in materia è di 40 microgrammi per metro cubo d’aria.
Nel capoluogo Adriatico, invece, si è superato da tempo il limite di 35, riferito ai giorni tollerati in un anno per lo sforamento del limite di 50microgrammi di Pm10 per metro cubo. Superamenti troppo spesso registrati dalle centraline per la valutazione della qualità dell’aria. In via Sacco, a Rancitelli, ‘solo’ 37 volte, 54 in viale Bovio, ben 113 a Spoltore, che batte l’Ilva 3 a 1. La centralina tarantina di via Machiavelli, un paio di chilometri dall’Ilva, ha sforato appena 36 volte, nonostante la presenza delle ciminiere dei veleni.
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità certifica che il particolato sottile Pm10 ha il massimo effetto negativo sulla salute umana”, sottolinea Augusto De Sanctis, che si rimane perplesso da una mancata reazione delle istituzioni locali, nonché della cittadinanza avvolta, senza reagire, in sostanze venefiche. A Taranto è intervenuta la magistratura a salvaguardare la salute di un’intera città, senza timore di sollevare un polverone con enormi ricadute sul piano occupazionale. Tra i Palazzi di Pescara e Spoltore, invece, molti tacciono, qualcuno alza la polvere a sprazzi, e alla fine torna a farla posare nuovamente sulla testa dei pescaresi, insieme ai monossidi del Pm10.