Pescara. Cartolarizzazione e agitazione protagoniste, oggi, dell’ennesima udienza del processo ‘Sanitopoli’. Scontro tra il presidente del collegio del tribunale e l’avvocato di Ottaviano Del Turco. I vertici della guardia di finanza, invece, hanno ripercorso le indagini.
Udienza agitata, quest’oggi, per il processo Sanitopoli, che vede 27 imputati a giudizio per associazione per delinquere, corruzione, abuso, concussione nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte tangenti nel mondo della sanità privata. Tra questi anche l’ex presidente dalla Regione Abruzzo Ottaviano Del Turco e il direttore delle cliniche private Enzo Angelini.
Udienza prevalentemente tecnica, che ha visto sfilare al banco dei testimoni gli uomini della guardia di finanza, chiamati a ripercorrere l’iter delle lunghe indagini che hanno stanato le presunte ‘mazzette’ elargite da Angelini a politici e funzionari Asl per ottenere favori e agevolazioni per le proprie case di cura. È stato il maresciallo Domenico Nichilò a raccontare delle 2 cartolarizzazioni messe in atto dalle varie giunte regionali per ripianare il debito milionario della sanità abruzzese, buco presumibilmente allargato dalle vicende al centro dell’inchiesta. L’ex comandante delle fiamme gialli pescaresi Maurizio Favia, ora a capo della direzione antimafia di Bari, ha ripercorso al storia degli accertamenti patrimoniali e contabili e inquadrato i ruoli dei diversi imputati nella vicenda. Secondo il colonnello, al contrario degli imputati Quarta, Cesarone e Conga, sul conto corrente di Del Turco non risultano versamenti di denaro contante, e lo stesso conto sarebbe finito in rosso dopo che l’ex governatore ha dato i soldi alla sua compagna per l’acquisto di tre case a Roma e in Sardegna. Conto poi ripianato tramite la cessione di alcuni titoli e il riscatto di una polizza accesa nel 2001. Operazioni del tutto leggittime, secondo il colonnelli dei baschi verdi, apparse però sospette in quanto il periodo dell’acquisto della casa romana di via Crescenzo coincide con quello in cui Vincenzo Angelini sostiene di aver pagato a Del Turco una tangente di 200 mila euro. L’altra casa capitolina, quella che Del Turco ha preso per il figlio Guido, sarebbe stata acquistata grazie alla vendita di cinque quadri alla galleria Mucciaccia di Roma. La restante parte invece è stata reperita da Guido Del Turco attraverso un mutuo.
Intervenuto al banco dei testimoni anche lo stesso ex presidente regionale, che in una dichiarazione spontanea ha sostenuto alcune smentite. Ha sostenuto l’impossibilità dell’esistenza della presunta tangente che Angelini gli avrebbe consegnato il 16 gennaio 2007, in quanto quel giorno era la festa di San Antonio, patrono di Collelongo, paese di Del Turco, quindi Angelini non sarebbe mai potuto arrivare davanti casa sua ma si sarebbe dovuto fermare a 7 chilometri di distanza. Quel giorno, inoltre, casa Del Turco ospitava una schiera di parlamentari e finanzieri.
Udienza agitata, si diceva, perché le deposizioni nel corso dell’udienza sono state animate da un ruvido scambio di battute tra l’accusa, rappresentata dai Pm Salvatore Belelli e Giampiero Di Florio, il presidente del collegio Carmelo De Sanctis, e gli avvocati difensori, con il legale di Del Turco, Giandomenico Caiazza, richiamato alla calma dopo il pronunciamento di frasi non gradite alla Corte.