“Ci sono state date spiegazioni di rito, da chiunque andiamo ci sentiamo dire che hanno la coscienza pulita. Sembra quasi uno scaricabarile”. Cosi’ Marco Foresta, uno dei familiari delle vittime dell’Hotel Rigopiano, si è sfogato al termine dell’incontro avuto con il prefetto di Pescara Francesco Provolo, insieme a Gianluca Tanda, Nicola Tinari e Giampaolo Matrone, altri rappresentanti del Comitato vittime di Rigopiano.
“Abbiamo chiesto spiegazioni – ha aggiunto Marco Foresta, che nella tragedia ha perso i genitori – sul funzionamento della macchina dei soccorsi e il prefetto ci ha detto quello che la prefettura ha fatto”. “Il prefetto – ha riferito Matrone – ha detto che ha fatto tutto il possibile, anzi anche di più di quello che poteva fare. Ha detto che i soccorsi sono partiti in tempo e che quando sono arrivati su hanno trovato un muro di neve. Ci ha chiesto: cosa potevamo fare di piu’? Ho risposto che potevano venirci a prendere quella mattina, dalle 11 in poi, senza aspettare la valanga”.
“Il prefetto – ha detto Mario Tinari – ci ha spiegato tecnicamente come funziona la catena dei soccorsi e che può intervenire dopo delle segnalazioni percé è la massima autorità del luogo”. “La strada – hanno aggiunto i familiari delle vittime – doveva e poteva essere chiusa se non poteva essere pulita e l’albergo andava evacuato con una ordinanza. Non vorremmo che alla fine la colpa sia stata di noi genitori che abbiamo mandato i nostri figli in albergo”.
Nicola Colangeli, padre di Marinella, una delle vittime, ha poi aggiunto: “La sera del 17 gennaio la strada era pulita a Rigopiano. Poi si sono fermati e invece dovevano continuare a pulire la strada anche la notte. Per nove km di strada da pulire hanno fatto morire 29 persone come topi”. “Il prefetto – ha riferito Gianluca Tanda, portavoce del Comitato – ci ha detto che nei giorni prima non bisognava far salire le persone in albergo. Inoltre, ha aggiunto che dal momento che hanno avuto la segnalazione si sono subito attivati”.