Erano i giorni in cui a Pescara e nei dintorni si viveva l’incubo della cosiddetta banda dello scooter. Prove certe nessuna, ma tanti i particolari e le dinamiche comuni alle tre rapine messe a segno, ad agosto scorso, ai danni di un benzinaio, della titolare di una sala giochi e di un avvocato. Un motorino scuro, guidato da una coppia di uomini coperti dal casco integrale. Se alla donna la borsa contenente 20mila euro di incasso della giornata fu semplicemente scippata, dopo un pedinamento verso la banca dove andava ad effettuare il deposito, al titolare della pompa di benzina sulla Nazionale nord è stata puntata una pistola alla schiena e ordinato di consegnare il portafogli (contenente circa 1000 euro). Proprio come all’avvocato pescarese, seguito sotto casa, in via Mazzarino, dopo aver prelevato da un bancomat del centro circa 3mila euro. Quest’ultimo caso, però, ha lasciato alle forze dell’ordine un elemento fondamentale per concentrare le indagini, che se non hanno stretto il cerchio attorno ai tre colpi hanno, almeno, permesso di rintracciare un responsabile.
di Giovanni Di Blasio,37enne di Pescara, incastrato grazie agli esami sul Dna condotti dai carabinieri del Ris di Roma. Le indagini dell’Arma pescarese, condotte dal tenente Salvatore Invidia, erano ovviamente già imbastite dopo i precedenti due colpi analoghi. Ma quel 9 agosto un ‘colpo di fortuna’ venne incontro agli investigatori. L’avvocato era andato a prelevare circa 3mila euro dallo sportello bancomat della sua banca in via Firenze, in pieno centro, per poi rincasare in via Mazzarino, nei pressi dello Stadio. Un tratto tutt’altro che breve, durante il quale sarebbe stato accuratamente pedinato dai due in scooter. E sotto casa, prima di poter mettere la chiave nella serratura del portone, la canna della pistola gli ha intimato di vuotare le tasche, evidentemente prese di mira con perizia. Quindi la fuga della coppia a volto coperto, ma da quel motorino scuro e rubato dal piede di uno dei due rapinatori è caduta una scarpa. Troppo pericoloso fermarsi a raccoglierla, ma in realtà è stato ancora più fatale non farlo. Già, perché se i video di sorveglianza della banca e i particolari raccolti sugli autori e sul mezzo non hanno prodotto nulla, men che meno per poter ricollegare questa alle altre due rapine, molto più è riuscita a fare la scienza. La scarpa è stata, di fatti, analizzata nei laboratori romani del Ris, e le tracce di Dna estratte hanno incastrato Di Blasio. In casa di questi, già attenzionato dagli uomini di Invidia, sono stati ritrovati due passamontagna neri ricavati da una felpa, i documenti di uno scooter rubato, e dal confronto con un mozzicone di sigaretta è stato prelevato il Dna che ha confermato la coincidenza con le tracce prese dalla scarpa.
Un anno di indagini, lungo periodo che ha reso possibile anche arrestare altri due soggetti: le intercettazioni telefoniche non sono riuscite a scovare il complice della rapina in scooter, ma hanno ricondotto a Di Blasio il complice di un colpo perpetrato nella casa di una sua vicina, Cristiano Rossoni, 30enne di San Giovanni Teatino. E sempre al telefono, Di Blasio ha tradito involontariamente anche Krisian De Ioris, 36enne di Chieti, dal quale comprava droga. Al pusher, già detenuto per altri precedenti, la notifica di arresto è stata presentata in carcere, mentre Di Blasio e Rossono sono stati arrestati stamani, su disposizione del gip Luca De Ninis.