Venerdì scorso era stato il consigliere comunale Antonio Blasioli, con un esposto alla Procura e ai carabinieri del Noe, a denunciare tre scarichi sospetti nelle acque del fiume Pescara. Uno di questi si riferiva proprio al depuratore cittadino. Oggi la polizia provinciale, da una settimana impegnata nel controllo degli sversamenti esistenti che confluiscono nelle acque fluviali, ha inflitto una multa alla ditta che gestisce il depuratore, la Di Vincenzo Dino e C. Spa. Unitamente alle Guardie Ecologiche Volontarie e agli addetti dell’Arta, la polizia provinciale del comandante Giulio Honorati ha prelevato e analizzato campioni di acqua fuoriuscente dagli scarichi in uscita dal depuratore accertando il superamento dei limiti previsti dell’Escherichia Coli, in contravvenzione quindi alle prescrizioni autorizzative. Si è proceduto pertanto all’identificazione del trasgressore e alla contestazione della violazione dell’art. 133 D.lgs 152/06 e s.m.i. che prevede per questo tipo di illecito una multa da 1500 a 15mila euro oltre al ripristino dello scarico entro i limiti stabiliti.
Un altro scarico anomalo è stato intercettato e controllato all’altezza della zona industriale di Pescara, ma è risultato provenire dal territorio di Sambuceto, nel comune di San Giovanni Teatino, pertanto è stata allertata per competenza territoriale la Polizia Provinciale di Chieti affinché esegua i controlli del caso. Si è poi rilevato un terzo scarico, in questo caso proveniente dal territorio di Pescara, confluente in quello proveniente dalla provincia di Chieti. Tale scarico sarà oggetto di attento controllo da parte della Polizia Provinciale del capoluogo adriatico, con il supporto delle Guardie Ecologiche Volontarie.
Cloro a Popoli. L’assessore provinciale all’Ambiente Mario Lattanzio torna, invece, a denunciare la massiccia presenza di cloro nell’acquedotto San Callisto. La situazione dell’acquedotto che rifornisce la città di Popoli, già denunciata pubblicamente a metà giugno, sarebbe responsabilità dell’Aca: “l’Aca continua da mesi a clorare l’acqua del nostro acquedotto, rendendola imbevibile e maleodorante”, afferma Lattanzio. “L’Azienda acquedottistica che continua a difendere il proprio operato, sostenendo che il trattamento in questione è l’unico possibile”, riferisce l’assessore, che dal canto suo mette in evidenza che altre realtà, “ad esempio il Consorzio Piceno utilizza il sistema a raggi ultravioletti, metodo efficace e non dannoso”. Lattanzio chiede nuovamente un intervento del Comune per “l’immediata sospensione della clorazione consentendo che l’acqua venga trattata solo in casi particolari e con il metodo dei raggi ultravioletti”.
Daniele Galli