Non vi sarebbero indicazioni che specificano di mantenere libero l’ingresso Maratona, pertanto il giudice del lavoro Franco Di Pietro ha deciso oggi di reintegrare in servizio l’ufficiale della polizia municipale sospeso per sei mesi dopo l’accusa di aver ostacolato l’ambulanza che lo scorso 14 aprile cercava di entrare sul campo dell’Adriatico dove Piermario Morosini agonizzava per un malore cardiaco. Eppure, il dispositivo del giudice afferma che il tunnel tra la curva Nord e le tribune è “l’unico varco carrabile esistente nello stadio”. Ma Di Pietro specifica: “le tre ambulanze destinate all’immediato intervento erano dislocate non in prossimità di detto varco, bensì in prossimità di altri accessi esclusivamente pedonali, in quanto la prestazione di assistenza sanitaria, anche urgente, all’interno del campo era affidata a personale medico e infermieristico, dislocato in due postazioni, mentre, ove vi fosse stata necessità di trasportare l’assistito in ospedale, lo stesso personale sanitario avrebbe dovuto provvedere ad eseguirne il trasporto in barella fino a una delle tre ambulanze disponibili, collocate ciascuna in una rispettiva posizione strategica intorno allo stadio”. Nonostante il calciatore del Livorno abbia avuto evidente necessità di essere soccorso già sul prato verde, per il giudice la procedura sarebbe stata sbagliata: “Vi era dunque, per quanto attiene l’assistenza sanitaria, un sistema organizzativo che non prevedeva l’ingresso in campo degli automezzi di soccorso”.
E’ la consuetudine, comprovata in una fase cautelare e con un’istruttoria sommaria, a spingere il giudice ad accogliere il ricorso del vigile: “Altri automezzi delle Forze dell’Ordine di servizio”, continua il dispositivo, “stazionavano invece proprio nell’area antistante il suddetto varco per essere immediatamente reperibili per lo svolgimento dei servizi interni ed esterni. E in questo quadro non sembra si possa ritenere provato con certezza che vi fosse una specifica disposizione a tenere costantemente libero e accessibile il varco, tanto più che l’immediata accessibilità e mobilità di tutti i mezzi presenti era comunque garantita dai rispettivi autisti”. Fuorché la macchina dei vigili, senza sorveglianza e chiusa a chiave, spostata a spinta solo dopo aver rotto un finestrino e tolto il freno a mano. “la richiesta di far accedere una ambulanza all’interno del campo è stata determinata da una situazione del tutto eccezionale”, prosegue il giudice Di Pietro, “e risulta comunque che dal momento in cui è sopraggiunta una delle due ambulanze a quello in cui la stessa è potuta accedere in campo è trascorso un tempo assai breve, certamente inferiore ai tre minuti”. Ma più di 6 ne sono passati da quando Morosini è caduto a terra a quando si è riuscito a caricarlo su un’ambulanza. Tanto basta, nell’attesa del giudizio di merito, ha sospendere la sospensione: “Gravemente pregiudizievole, sia per la non trascurabile decurtazione della retribuzione, sia per la possibile immediata incidenza negativa sull’immagine professionale”, è, secondo il giudice, il provvedimento presto dalla commissione disciplinare del Comune nei confronti dell’ufficiale, ma ciò non esclude la piena applicabilità della sanzione a opera del Comune a seguito di un diverso esito del possibile giudizio di merito. Così Di Pietro, dopo due udienze e 4 testimoni ascoltati, ha ordinato al Municipio di rimettere in servizio l’ufficiale e di pagare 800 euro di spese per l’udienza.
L’avvocato del Comune: ‘Non doveva essere nello stadio”. “Le sentenze si accolgono e non si commentano, e ora saranno gli uffici legali del Comune, che stanno seguendo la vicenda, a decidere se presentare un reclamo, per il riesame del ricorso da parte del Collegio del Tribunale, o se attendere la decisione nel merito, attesa per settembre”. Sintetica la reazione del sindaco Luigi Albore Mascia, lasciando all’avvocato Lorena Petaccia la replica tecnica: “Censurabile per motivi di ordine giuridico-processuali” è per la legale la decisione stabilità oggi, “in ragione dell’imprudente, deprecabile e negligente sosta dell’autovettura di servizio dinanzi all’unico ingresso carrabile al campo da gioco”. Rigetta il danno economico sostenuto dal giudice, perché il Comune aveva garantito al vigile il 50 per cento dello stipendio, ma soprattutto lamenta, nella sentenza, la mancanza presupposto del ‘fumus boni iuris’. Ovvero: “Dai documenti esibiti si evidenziava come al maggiore fosse affidata, il 14 aprile scorso, solo la responsabilità dei servizi di viabilità, che il che implicava che dovesse non essere presente allo Stadio, ma solo nelle vie limitrofe. D’altronde l’ordine di servizio della Questura tassativamente esplicitava che i vari responsabili dovessero tenersi in contatto radio mediante apparecchi radio, dunque non vi erano ragioni oggettive per giustificare la presenza dell’Ufficiale allo stadio in quel giorno”
Sarà la stessa Petaccia a dover decidere se attendere ora il giudizio di merito, a settembre, o se presentare intanto reclamo contro tale disposizione per chiedere il pronunciamento, entro agosto, del Collegio del Tribunale.