Un’altro omicidio nel capoluogo adriatico. Un’altra sparatoria, stavolta nel quartiere di Rancitelli. A morire è Tommaso Cagnetta, 42enne originario di San Severo (FG), ferito a morte intorno alle 18:30 in via Tavo. Commerciante ambulante, è gia pregiudicato, arrestato per spaccio in una maxi-operazione del marzo 2011 che la polizia pescarese denominò Cormorano, conclusa con l’arresto di una quarantina di persone e il sequestro di altrettanti chili di eroina.
L’uomo, in base alle prime informazioni, sarebbe stato raggiunto al fianco sinistro da un colpo di pistola calibro 38, che lo ha lasciato in fin di vita tra i portici del ‘ferro di cavallo’. Il luogo del delitto è proprio il celebre piazzale racchiuso tra i palazzi popolari tristemente noto alle cronache per lo spaccio di droga e per le numerose operazioni di polizia. Cagnetta, evidentemente in libertà dopo il precedente arresto, era solito frequentare il cortile dove è stato ucciso, molto probabilmente per motivi legati allo spaccio. Anche per capire a quale filone criminale possa legarsi l’episodio, commesso con lo stesso calibro dei recenti assassinii di Italo Ceci e Domenico Rigante, sul posto è giunto anche il questore Paolo Passamonti, mentre le indagini sono condotte dalla squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana.
La vittima sarebbe stata soccorsa da alcuni residenti e trasportata in ospedale da un’auto privata, ma sarebbe morto poco dopo l’arrivo al pronto soccorso. Al momento non si conoscono altri dettagli sull’accaduto nè sull’identità dell’assassino. Via Tavo resta attualmente sorvegliata dalle Volanti, mentre un elicottero della polizia si è alzato in volo per supportare dall’alto le ricerche dell’assassino. Al lavoro anche la Scientifica, che finora non ha rinvenuto alcun frammento dell’ogiva o il bossolo del proiettile esploso. Soltanto una grossa macchia di sangue è stata ritrovata dinanzi al civico 171, a pochi centimetri da una Volswagen Golf grigia.
L’auto della sorella di Massimo Ciarelli: scoppia la rissa. E in qualche modo, l’omicidio di Cagnetta si incrocia con quello dell’ultras 24enne Domenico Rigante. La Golf in questione è infatti intestata alla sorella di Massimo Ciarelli, il rom 29enne accusato di aver tirato il grilletto nella notte del primo maggio: Eva Ciarelli è giunta nel ‘ferro di cavallo’ quasi due ore dopo l’omicidio di Cagnetta, poco dopo che la Scientifica aveva spostato l’automobile per effettuare degli accertamenti. Ma durante queste operazioni, la donna ha instaurato una furibonda lite venendo alle mani con un’altra ragazza della zona proprio sotto gli occhi della polizia, alla quale sono intervenuti altri appartenenti alla famiglia Ciarelli. Sarebbe stata l’altra ragazza ad aver aggredito la nomade: tra i palazzi di via Tavo serpeggia la voce che vuole la Golf parcheggiata sopra la macchia di sangue ritrovata dagli agenti, come a volerla nascondere, mentre i Ciarelli sostengono che la vettura è in sosta fin da mezzogiorno. Altre macchie ematiche sarebbero state trovate sulla carrozzeria, ciò avvalorerebbe la tesi della rom. In ogni caso, i due episodi non risulterebbero collegati. La tensione, ulteriormente salita, ha portato nel quartiere altre pattuglie per controllare la situazione, mentre in questura la Mobile sta ascoltando coloro che hanno soccorso il pregiudicato ucciso.
C’è un sospettato. Serata affollata in questura, dove Muriana e i suoi collaboratori stanno interrogando i conoscenti di Cagnetta, gli stessi che lo hanno raccolto sanguinante e portato in ospedale. La scientifica starebbe eseguendo anche alcuni esami Stub, il cosiddetto guanto di paraffina, utile ad accertare se una mano ha sparato di recente. Ci sarebbe, infatti, già un primo sospettato per l’omicidio: sull’identità resta l’assoluto riserbo, ma gli inquirenti lo avrebbero convocato in questura poichè in possesso di elementi a suo carico, probabilmente testimonianze raccolti dai presenti interrogati. In ogni caso, pare che l’individuo sappia molto sulla sparatoria fatale al Cagnetta. Impossibile, però, escludere totalmente dal campo delle ipotesi il collegamento con i Ciarelli e l’omicidio Rigante: tra gli interrogati ci sarebbero alcuni rom, e il calibro dell’arma coincide con quello che ha ucciso l’ultras. Ma la pistola che ha freddato il ‘gemellone’ non è stata mai ritrovata dalla polizia. Se con il sospettato venisse rinvenuta anche quella, la Mobile riuscirebbe a mettere a segno un doppio colpo di grande importanza per l’evoluzione dell’indagine più importante dell’anno.
Daniele Galli