Fino al 31 dicembre scorso l’acquedotto di Popoli era gestito dal Comune, mentre dall’inizio dell’anno la competenza è passata all’Azienza consortile acquedottistica. Ed è questo passaggio, secondo l’assessore provinciale all’Ambiente Mario Lattanzio, ad aver introdotto l’uso del cloro nelle tubature dell’acqua potabile. “Dalle informazioni in mio possesso”, dice Lattanzio, che è anche consigliere comunale a Popoli, “l’Azienda acquedottistica inserisce ciclicamente del cloro nell’acquedotto, seguendo una metodica che desta perplessità. In passato questa sostanza veniva utilizzata solo in caso di interventi di riparazione o dopo la rilevazione di parametri sballati mentre oggi sembra che il cloro venga immesso quasi a scopo preventivo”. L’uso non è vietato in modo assoluto, ma il dissentire di Lattanzio verte sulla natura dell’acqua che scorre nell’acquedotto San Callisto: “Si tratta di acqua oligominerale sorgiva”, dice, dopo aver inviato una interrogazione al sindaco per sollevare la questione e chiedere al Comune di prestare attenzione a questo aspetto. “E’ opportuno, per fugare ogni dubbio, eseguire subito delle analisi per capire se è indispensabile introdurre il cloro o se, invece, trattandosi di acqua pura, questa operazione può essere interrotta”, afferma l’assessore, “e chiedo che si faccia chiarezza sull’operato dell’Aca”. Oltre al rischio ipotetico, sono i cittadini a riscontare i primi disagi immediati: “l’acqua che sgorga dai rubinetti è maleodorante e imbevibile, contrariamente a prima, e questo non fa sicuramente bene all’immagine del territorio”, riferisce Lattanzio, “ costruita negli anni anche grazie agli allevamenti di trote della zona e al noto stabilimento di acqua minerale. “Bisogna andare a fondo della vicenda e capire se, eventualmente, si possono seguire sistemi diversi. Magari sono più costosi ma sicuramente preferibili al cloro”, conclude Lattanzio, che annuncia di stare riflettendo sulla possibilità di “presentare un esposto alle autorità competenti”.