Pescara, Caffè Venezia: sette dei Granatiero rinviati a giudizio

bar_veneziaPescara. Sette persone rinviate a giudizio per l’inchiesta ‘Caffè Venezia’. I componenti della famiglia pugliese Granatiero, accusati di riciclaggio e reati tributari per oltre un milione, avevano accumulato un capitale da circa 20 milioni di euro.

Sono sette i componenti della famiglia Granatiero ad essere stati rinviati a giudizio oggi dalla Procura di Pescara nell’ambito dell’inchiesta demoni nata ‘Caffè Venezia’. Questo il più noto dei locali pescaresi di proprietà della famiglia foggiana, che secondo il magistrato Gennaro Varone avrebbe investito in bar e ristoranti per riciclare somme milionarie provenienti dal clan criminale Romito, tra i più famosi e attivi i Puglia.

Gli imputati, i fratelli Michele Sebastiano e Pasquale Granatiero, Rita Lucia Granatiero e suo marito Severino Prato, Antonia Grieco, Anna Brigida moglie di Sebastiano, e l’amico di famiglia Giuseppe Prencipe, devono rispondere, a vario titolo, di riciclaggio e di reati tributari, vale a dire false fatturazioni per un importo complessivo di oltre un milione di euro e attività fraudolenta per sottrarsi al pignoramento di Equitalia

I Granatieri, noti nell’originaria Manfredonia, avevano cominciato a creare il proprio impero a Pescara dal 2002, a suon di bar, pizzerie e pub; fino allo scorso settembre, quando l’inchiesta porto al sequestro, tra l’altro, dei due Caffe’ Venezia di piazza Salotto e via Venezia, di conti correnti e beni aziendali per un valore complessivo di circa venti milioni di euro. Proprio ieri la decisione del Tribunale del Riesame di dissequestrare il bar più lussuoso della città, mentre ora tocca al Gip fissare la data dell’udienza preliminare.

 

Daniele Galli


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