Stamattina, intorno alle 11, una decina di pescatori ha attaccato tre fantocci alla ringhiera del Ponte del Mare. I pupazzi, disposti a circa due metri da terra e avvolti da lenzuola bianche, vogliono rappresentare l’immagine di altrettanti impiccati: si tratta di Pescara, del porto e della marineria. Una rappresentazione sui generis pensata e realizzata per mostrare ai pescaresi il destino a cui politici e istituzioni stanno condannando una delle principali risorse della città.
La scena dei tre fantocci che penzolano dal Ponte del Mare ha attratto e incuriosito tantissimi cittadini che, con il naso all’insù, si sono fermati per qualche minuto ad ammirare il singolare e triste spettacolo del porto di Pescara che muore lentamente suicida. La rappresentazione condotta da circa una decina di uomini di mare è durata all’incirca mezz’ora. Un piccolo lasso di tempo poiché, in assenza di un’autorizzazione precisa, un fitto schieramento di agenti della Digos, della polizia e dei carabinieri, si sono catapultati sul Ponte del Mare e hanno imposto ai marinai autori della messa in scena di portare via i pupazzi dalla ringhiera.
Amareggiati i marinai hanno rimosso i manichini, avvolgendo le cime alla cui estremità erano legati, e lasciando sullo sfondo l’immagine di un porto vuoto, con i fondali ridotti a pochi centimetri di profondità e senza più i grandi pescherecci che fino a pochi giorni fa erano ormeggiati alla banchina commerciale del molo sud.
Un’altra barca resta incagliata in porto. Con l’ordinanza del comandante della Direzione marittima Luciano Pozzolano, che ha disposto la parziale chiusura dello scalo, in caso di maltempo, per tutte le imbarcazioni che superano i due metri e mezzo di pescaggio, gli incidenti all’entrata e all’uscita del porto canale non sono terminati. Dopo i pescherecci Biancamaria e Letizia, rimasti incagliati all’altezza del molo di levante a causa dei fondali bassi, oggi è stata la volta di una vongolara, una barchetta di appena 12 metri con meno di un metro di scafo a bagno, che è rimasta intrappolata nella secca.
Coincidenza o meno, nei giorni in cui si attende la ripetizione delle analisi sui fanghi da smaltire da parte dell’Arta Abruzzo e del laboratorio Indam di Brescia, incaricato dalla Procura dell’Aquila, ieri mattina un mezzo dell’Arta ha attraversato il porto per effettuare le misurazioni batimetriche. La profondità dei fondali marittimi sembra diminuire ogni giorno che passa. Complice le cattive condizioni meteorologiche dei giorni scorsi e i mille metri cubi di fanghi che la draga Gino Cucco ha gettato in mare, l’imboccatura del porto canale si è ristretta al massimo a cinque metri. Un corridoio troppo piccolo per consentire l’entrata e l’uscita in sicurezza di uomini e mezzi.