Centinaia di uomini, e decine di mezzi si sono avvicendati in quell’area, riuscendo a salvare 11 persone e, purtroppo, estrarre 29 vittime, per dare ai parenti un corpo sul quale piangere.
Tra la gigantesca slavina, paragonata all’impatto con 4000 tir in corsa, e il lavoro certosino per spostare neve e macerie, svolto da quelle che sono state ribattezzate “le formiche”, guardando la zona ai piedi del Gran Sasso oggi sembra di essere di fronte a un bombardamento. Il dolore, certamente, è lo stesso.