Sono 9 albanesi i componenti della banda specializzata nelle rapine in villa, arrestati dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Roma, coordinati da Vittorio Rizzi. Ancora in corso le oltre 25 perquisizioni domiciliari nei diversi immobili intorno ai quali i rapinatori gravitavano nella zona nord e sud della Capitale. I colpi messi a segno da gennaio a metà giugno, almeno 6 quelli accertati, seguivano un copione seriale, in alcuni casi sfociato in violenze per “indurre” le vittime a collaborare e fruttavano alla banda denaro contanti e oggetti preziosi.
Gli appostamenti e pedinamenti, che hanno condotto gli agenti a seguire i rapinatori anche “in trasferta”, hanno consentito di ricostruirne spostamenti, basi logistiche e abitudini operative. Rapina, furto, ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi sono i reati di cui sono accusati nell’ambito di tre procedimenti penali pendenti presso le Procure di Roma e Pescara.
La banda aveva individuato la propria base logistica presso un’attività commerciale in zona Casilina, da dove, nelle ore tarde della sera, partivano per mettere a segno i colpi. Il “modus operandi” era sempre lo stesso. I rapinatori, a bordo di auto di grossa cilindrata, si muovevano verso gli “obiettivi” e si introducevano nelle villa minacciando i proprietari al rientro da casa. Una volta dentro, sotto la minaccia di armi, isolavano i presenti in una stanza, a volte anche immobilizzandole, per poi trafugare denaro contante e gioielli. In occasione di una rapina commessa a Pescara gli occupanti dell’abitazione presa di mira sono stati immobilizzati con cravatte e cinte. Non sono mancati episodi in cui, per “indurre” le vittime a collaborare, i componenti della banda le hanno colpite con il calcio delle armi.
L’organizzazione criminale era ben strutturata. A capo del gruppo c’era un 31enne, che rappresentava il “collettore” principale al quale era affidata la valutazione dei “progetti” pianificati. Tra i 34 ed i 28 anni invece l’età delle “punte di diamante” del gruppo, ai quali veniva affidata l’esecuzione “ossessiva” dei colpi, e che partecipavano anche alla pianificazione degli stessi, assicurando la certezza dei ruoli di ciascuno. In fase “operativa” i singoli membri del gruppo, come emerso dalle indagini, si sono dimostrati in più occasioni particolarmente solidali tra loro, prestando “supporto” qualora uno di loro versasse in condizioni di difficoltà. Per un altro componente, albanese di 31 anni, invece, era previsto il ruolo di gestore del “parco auto”, tra Audi e Bmw di provenienza delittuosa, spesso acquistate poco prima dei colpi.
I pedinamenti e l’attività di osservazione hanno condotto gli investigatori della Squadra Mobile anche fuori provincia. La “banda” degli albanesi non disdegnava, infatti, colpi in trasferta, come quello accaduto il 19 giugno scorso a Spoltore, quando dopo essersi introdotti in una villa della zona, hanno immobilizzato i proprietari legandoli con cravatte e cinte, sottraendo i preziosi custoditi nella cassaforte. In prevalenza le rapine venivano tuttavia messe a segno nell’ambito della provincia di Roma, anche a distanza dalla Capitale, dove poi gli arrestati facevano ritorno nelle prime ore della mattina. Per agire prediligevano capi di abbigliamento “comodi”, come tute da ginnastica.