Pescara. I finanzieri del Comando Provinciale di Pescara stanno notificando un’ordinanza di misura cautelare in carcere nei confronti di 7 persone – cinque albanesi e due rom – ritenute i promotori di un’organizzazione specializzata nel traffico e spaccio di cocaina ed eroina, molto attiva a Pescara, nonche? nelle vicine localita? turistiche del litorale teramano e di San Benedetto.
Per l’esecuzione del provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari di Pescara, dr. Nicola Colantonio, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, dr. Gennaro Varone, la Guardia di Finanza pescarese, fin dalle prime luci dell’alba di oggi, ha messo in campo oltre 50 militari con l’impiego di 6 unita? cinofile, in sinergia con i Reparti del Corpo di Teramo e Ascoli Piceno, localita? queste ultime ove sono tuttora in corso anche le perquisizioni di tutte le abitazioni e le basi logistiche degli arrestati.
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Il giro d’affari mensile del sodalizio criminale raggiungeva i 100mila euro: ogni mese venivano smerciati 2-3 chilogrammi di droghe pesanti e oltre 5 chologrammi di marijuana. Il gruppo si riforniva di droga proveniente da Albania, Germania e Olanda. Sequestrati complessivamente circa cinque chili di stupefacenti e 40mila euro in contanti.
I due rom, arrestati nel capoluogo adriatico, sono Sante Morelli, detto ‘Paccotto’, 57 anni, e Rosa Bevilacqua, 54, marito e moglie, entrambi pescaresi. Gli albanesi, invece, sono Vilson Pepa, 32 anni, Ermal Beqiraj (32) e suo fratello Erjon (28); sono stati presi nel Teramano e nella zona di San Benedetto del Tronto. Altri due albanesi sono al momento latitanti. Le misure restrittive eseguite oggi nell’ambito dell’operazione, denominata proprio ‘Paccotto’, si aggiungono ad altri sette arresti in flagranza già eseguiti nel corso delle indagini, che hanno portato complessivamente a 36 denunce.
Nell’illustrare i dettagli dell’operazione, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Francesco Mora, e quello della Compagnia di Pescara, capitano Sara Venturoni, hanno parlato di “una sorta di patto criminale tra i rom e gli albanesi”, con i primi che gestivano la rete dello spaccio ed i secondi che si occupavano del rifornimento di droga, con approvvigionamenti all’estero. “Significativo il ruolo delle donne”, è stato inoltre sottolineato: Bevilacqua, quando il marito era in carcere ha continuato a gestire la rete dello spaccio.
Le indagini della Guardia di Finanza di Pescara hanno preso il via da un sequestro di droga avvenuto a Pescara a settembre del 2014. Le attività sono andate avanti anche attraverso le intercettazioni telefoniche (150 utenze monitorate in un anno e 10mila ore di conversazioni ascoltate) e le localizzazioni satellitari di 20 veicoli a disposizione del gruppo.
La droga, arrivata dall’estero attraverso corrieri stranieri, in attesa di essere ‘piazzata’, veniva spesso nascosta sotto terra nelle campagne pescaresi e teramane. I soldi frutto dello spaccio venivano inviati in Albania, nascosti all’interno dei bagagli (in alcuni casi nella pasta o tra gli indumenti), a bordo delle autolinee che effettuano collegamenti con l’Italia, probabilmente con la connivenza di qualche autista.
L’organizzazione – rileva la Finanza – era talmente spregiudicata ed aggressiva che a quasi tutti gli affiliati è stata contestata la ‘recidiva specifica e reiterata’.
L’operazione è stata condotta con il coordinamento della Direzione centrale servizi antidroga. Alle attività odierne hanno partecipato anche agenti della Finanza di Teramo e Ascoli Piceno.